
Si tratta di un’evoluzione dei nuclei di cure primarie in direzione dei Cau
Il Bolognese si appresta a partire: 32 aggregazioni funzionali territoriali, composte ognuna da 17 medici di famiglia o di continuità assistenziale che si occuperà di 25.600 pazienti. Il capoluogo di regione farà di fatto da apripista per un progetto di cui si parla da anni e che punta a migliorare la sanità territoriale. Ancora non ci sono tempi certi per quanto riguarda il nostro territorio, ma il futuro è tracciato: "Applicheremo l’accordo regionale con le specifiche del caso attraverso un accordo locale – spiegano dall’Ausl Romagna – ma questo comporterà tempo: diversi mesi, forse anche un anno". Per quanto riguarda i servizi, "le aggregazioni funzionali territoriali dovrebbero riassumerne in sé diversi. A livello nazionale c’è il tema della difficoltà nel trovare medici di base che lavorino nelle case della comunità, e da questo punto di vista il territorio della provincia di Ravenna non sente molto il problema: abbiamo una trentina di case della comunità attive, con tanti medici che vi lavorano all’interno".
Chiariamo i dubbi: cosa sono le aggregazioni funzionali territoriali? Di fatto il punto d’incontro tra la medicina di base e i Cau, i centri di assistenza urgenza. Si tratta di centri che dovranno garantire ai pazienti un’assistenza anche nei weekend, nei festivi e come sistema di prima urgenza: una sorta di evoluzione dei nuclei di cure primarie in cui più medici di base lavoreranno insieme. "La figura del medico di famiglia sarà centrale nel sistema territoriale di cura – ha dichiarato nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi – e lo sarà in un ambito di collaborazione con gli altri professionisti".
Da tempo si parla delle Aft e qualche mese fa Daniele Morini, segretario regionale Fimmg e medico di medicina generale, aveva spiegato che "un domani i Cau saranno servizi delle Aft, quindi se tu vai al Cau di un gruppo troverai medici di quel gruppo. Potrai trovare il tuo medico, quindi, o un altro medico del gruppo che ha la tua cartella clinica: il paziente non è uno sconosciuto e così il percorso per lui sarà più facile". La partenza a Bologna di certo fornirà un primo quadro per vedere se la novità nella pratica si dimostrerà efficace nell’assistenza al paziente.