"Balneari, situazione di grave incertezza" Solamente a Lido Adriano sono tranquilli

Nella località rivierasca i proprietari degli stabilimenti non hanno a che fare con la Ue perché hanno comprato dai Conti Chiericati. Tutti gli altri sono sul piede di guerra dopo la decisione del Governo di assegnare concessioni all’asta dal 2024: "Indennizzi non risolutivi"

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I più sereni sono i proprietari degli stabilimenti balneari di Lido Adriano. Non hanno a che fare con la Ue, con la ‘Bolkestein’ e nemmeno con il ddl Concorrenza. Perché loro il ‘bagno’ l’hanno comprato a trattativa privata dai Conti Chiericati che hanno costruito Lido Adriano a partire dal 1964, acquistando dalla Federazione delle Cooperative 332 ettari. Non sono quindi soggetti alle concessioni governative, e di questi tempi possono concentrarsi sulla stagione turistica senza tenere contatti costanti con Roma in attesa di buone notizie che, a sentire i commenti dei loro colleghi di altre località, non arrivano.

Sulla base delle decisioni del Governo maturate giovedì, le concessioni balneari dal 2024 saranno assegnate in base alle aste. Previsti indennizzi per gli attuali titolari ma da calcolarsi su criteri che verranno indicati in un ulteriore decreto. Insomma, l’estate della rinascita dopo la pandemia diventa la stagione della massima incertezza.

Secondo Maurizio Rustignoli, presidente della Coop Spiagge e presidente nazionale di Fiba-Confesercenti, "l’emendamento di maggioranza al Ddl Concorrenza è una scelta di compromesso non risolutiva. Troppo poco per le imprese del comparto balneare, che restano così in una grave situazione di incertezza. Il governo ha deciso di non decidere, rimettendo nelle mani di futuri decreti legislativi le sorti del nostro settore. Non è sicuramente il provvedimento di cui avevamo bisogno". Gli stabilimenti balneari avevano chiesto "un intervento equilibrato che prevedesse la mappatura delle spiagge, la possibilità di avere la prelazione a parità di offerta e il riconoscimento del valore degli investimenti e dell’avviamento. Unica nota positiva è l’inserimento nel decreto degli indennizzi per i concessionari uscenti. Tuttavia, rimaniamo in un limbo di indeterminatezza insostenibile per le imprese e le famiglie". Luca Ruffini del Romea Beach (Marina Romea) è tra quelli arrabbiati: "Secondo me è l’ennesimo rinvio per non decidere, perché hanno rimandato tutto al decreto attuativo. Resta il punto che un’attività esistente non può essere cancellata da una nuova legge come se nulla fosse. Fra l’altro, ognuno di noi ha sulla concessione un timbro al 2033 tramite un articolo specifico di legge, quindi c’è un atto pubblico che è stato fatto, e ognuno eventualmente farà il suo ricorso allungando i tempi". E’ come un ritornello: "Non c’è la capacità di decidere. Questo deriva anche dal fatto che la categoria dei bagnini soffre di una crisi di rappresentatività, è sempre stata considerata un mondo in cui si guadagna in nero, si lavora pochi mesi e poi si va alle Seychelles a spendere quel che si è guadagnato… questo mondo non è più reale" aggiunge Ruffini. Sul piede di guerra è Roberto Morettini del Wikiki Bagno Mara di Porto Corsini. "Non possono espropriarmi un bene di famiglia creato dai miei genitori 40 anni fa. Sul quale devo ancora di finire di pagare un mutuo. Con le aste il Governo distrugge il turismo romagnolo, perché dobbiamo fare i chierichetti dell’Ue?".

lo. tazz.