Bentornata normalità In 3.500 ai piedi di Einaudi

Grande successo del concerto del pianista torinese, anteprima del Ravenna Festival. Pala de Andrè esaurito con appassionati anche dall’estero

Trema la cupola del Pala de André, vacilla sotto una pioggia di applausi, finalmente scossa da un rumore mai così dolce, che credevamo di aver dimenticato. Dopo due anni e mezzo di oscurità, il ritorno all’ordinarietà rifiorisce in una calda serata di fine maggio, all’anteprima del Ravenna Festival, dove la normalità appare quasi un miracolo dopo le dolorose restrizioni della pandemia. Ludovico Einaudi ha appena concluso il concerto di anteprima del festival e dopo due ore di una concentrazione che non ha lasciato spazio ad altro se non alla musica, si alza dirigendosi lentamente al centro del palcoscenico, unendo le mani, nella foto che vedete sotto, come in una sorta di laica preghiera a ringraziare un pubblico adorante, giunto da ogni dove.

Bentornata musica, bentornati spettatori: mai così tanti. Ci eravamo dimenticati il suono che fluisce da una platea appassionata e rumorosa. Erano almeno 3500 mercoledì sera, ma sarebbero potuti essere molti, molti di più, se solo il Pala de Andrè fosse stato più capiente. È bastato un primo lieve tocco alla tastiera del pianoforte per calare la platea in un silenzio profondo. Al centro di quel mondo riemerso, un uomo solo che da tempo ha trovato la pietra filosofale, facendo incontrare classica e pop e sposandoli con lo strumento più bello al mondo: il pianoforte.

La sua è una musica immaginifica, magari non ricordi sempre i nomi dei singoli brani, ma appena ne ascolti l’inizio, ecco, lo riconosci e puoi accostarlo a un film, a un attimo, a un ricordo. Una singola nota, a volte ripetuta all’infinito nel nome del minimalismo, che avvolge lo spettatore, prendendolo per mano e trasportandolo in un’altra dimensione.

Einaudi lo fa in uno spettacolo già delineato lo scorso dicembre a Milano, al teatro Dal Verme, incamminandosi inizialmente da solo lungo un sentiero pieno di emozioni e suggestioni, presentando l’ultimo album, ’Underwater’, per poi lasciarsi accompagnare da tre musicisti: Redi Hasa (violoncello), Federico Mecozzi (violino e viola) e Francesco Arcuri (elettronica e percussioni). Un viaggio in crescendo che regala al pubblico alcuni dei suoi più grandi successi, come ‘L’origine nascosta’ e ‘Fly’, dall’album ‘Divenire’, e ’Walk’, da ‘In a time lapse’. Ma è quando il pianista torinese accenna l’incipit di ‘Una mattina’, conosciuta anche come colonna sonora del meraviglioso film ‘Quasi amici’, che il Pala de Andrè vibra, scosso dal primo boato del pubblico.

Un urlo che parte dal fondo del palasport, ma in un attimo arriva sul palco, incendiando l’aria. Di lì in poi è tutto un trionfo: ‘Nuvole bianche’ e ’Divenire’, con dedica speciale a Emergency. Musica che trasporta il pubblico lontano. In un altro mondo. In un sogno. Prima di lasciarsi risvegliare dal suono più bello che ci sia in questo tempo dilaniato da tragedie, paure e incertezze: l’applauso di 3500 persone, ritrovato dopo due anni e mezzo di vite sospese.

Andrea Degidi