Berkan B inabissata a Ravenna, disposte analisi sui gabbiani morti

Indagini sul relitto della motonave: perquisizioni negli uffici dell’Autorità Portuale

Lavori per la messa in sicurezza del relitto della nave Berkan B (foto Zani)

Lavori per la messa in sicurezza del relitto della nave Berkan B (foto Zani)

Ravenna, 7 luglio 2019 - L’obiettivo degli inquirenti è evidente: cercare documenti per fare luce sull’intera vicenda, dalla concessione al parziale inabissamento del relitto della Berkan B con fuoriuscita di idrocarburi. E in questa direzione si è mossa la perquisizione che nelle ultime ore ha interessato gli uffici dell’Autorità Portuale.

Non si tratta dell’unica novità dell’inchiesta che vede tre figure di vertice di Ap – oltre al presidente Daniele Rossi, anche segretario generale e dirigente tecnico – indagate in concorso per inquinamento ambientale, abuso e omissione di atti d’ufficio. E il solo proprietario dello scafo, per inquinamento. Perché venerdì scorso gli investigatori, su specifica disposizione della procura, sono tornati al canale Piomboni, area peraltro adiacente a una delle zone di maggiore interesse naturalistico dell’intero territorio ravennate, per prelevare dalle acque in cui sta affondando il relitto, alcune carcasse di gabbiani morti in previsione di uno specifico esame all’istituto zoo-profilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

In attesa dei risultati, è possibile dare una interpretazione giuridica a questa scelta investigativa, esaminando l’articolo 452bis del codice penale che, testualmente, punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro 100.000 chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili. E tra i parametri citati, compare appunto pure la fauna. Del resto nel caso dello sversamento di idrocarburi in mare, il problema degli uccelli deriva dall’imbrattamento del piumaggio: gli animali, non riuscendo di conseguenza più ad alzarsi in volo, finiscono poi per morire di stenti.

Il relitto della motonave si trova sotto sequestro penale da mercoledì scorso per effetto di una decisione scattata dopo l’ultima relazione della capitaneria di porto datata primo luglio, lunedì.

Da quella, è emerso un repentino peggioramento dell’inquinamento dell’area con conseguente pericolo per l’ambiente. Tra pochi giorni i tre indagati in Ap – difesi dagli avvocati bolognesi Sirotti e Cavallari – verranno ascoltati dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza titolari del fascicolo. Un interrogatorio che avrebbe già dovuto avere luogo a inizio settimana ma che, per via di pregressi impegni fuori regione dei diretti interessati, è stato rimandato.

Sul fronte bonifiche, è lecito supporre che dato che la procura si è mossa con una certa urgenza legata al contestato pericolo ambientale, non vi dovrebbero essere preclusioni a richieste in tal senso nonostante il sequestro in atto.