"Biennale, più risorse e coinvolgimento"

I consigli di Luca Massacesi, direttore Ascom e Roberto Pezzi, ad della Comag, per rilanciare la Fiera della Bassa Romagna

Migration

A risentire delle dimensioni ridotte della Fiera biennale della Bassa Romagna, organizzata a Lugo, è anche l’affluenza di pubblico che dalle giornate seguenti all’inaugurazione, ha iniziato pian piano a diminuire. Le speranze ora sono concentrate in quest’ultima domenica che chiude l’appuntamento. Alla luce dei bilanci fatti finora, a interessare le parti economiche messe in campo è il dibattito sul futuro dell’evento. "Sono tante le cose da rimettere a punto ed è certamente condivisibile l’opinione secondo cui debba essere ripensata – sottolinea il direttore di Ascom Confcommercio, Luca Massacesi –. C’è bisogno di un palinsesto, di un progetto a monte totalmente innovativo che ha bisogno di contributi nuovi e ulteriori anche dal punto di vista delle risorse finanziare. Come ho già sentito da più parti, sarebbe necessario il coinvolgimento delle imprese strutturate che nella Bassa Romagna costituiscono dei punti di riferimento nei settori dell’agrindustria e delle produzioni meccaniche per mettere in risalto le eccellenze e dare vita, con il loro contributo e la loro forza economica, a una manifestazione più ambiziosa. Servirebbero sicuramente anche più risorse pubbliche ma non credo si possa puntare esclusivamente su questo per realizzare un progetto simile".

Sulle ragioni che hanno portato ad avere un’edizione meno brillante delle precedenti, Massacesi, parla di concorso di cause. "Intanto l’intervallo quadriennale che si è verificato è stato importante – sottolinea –. Il tempo che è passato è stato caratterizzato da una molteplicità di crisi, sanitarie e internazionali, dalla difficoltà approvvigionamento delle materie prime e molto altro. Tutte queste situazioni hanno inciso sul tessuto produttivo e sulle abitudini delle persone. Il combinato di queste cose ha prodotto senz’altro una minore adesione di espositori e di frequentatori dei quali si è affievolita la presenza dopo l’inaugurazione".

La svolta tecnologica proposta come possibile traguardo futuro dell’evento non piace però a quanti la fiera l’hanno vissuta dal suo nascere. Il settore agricolo, attorno al quale quasi 60 anni fa, si è sviluppato il nocciolo di quella che sarebbe diventata la biennale non ci sta e invita a restare coi piedi più ancorati al territorio. "Ho vissuto la fiera praticamente da quando è nata – spiega Roberto Pezzi, titolare della Comag, ditta specializzata nella vendita di attrezzi agricoli –. Mio padre partecipava già dagli anni’60 ed io ho vissuto le prime fasi dell’esordio, quando, nel ’70, eravamo in quattro gatti ad esporre nella piazza del Pavaglione e, qualcuno, sotto ai portici. Io credo si debba restare ancorati al territorio. Chi ha organizzato la fiera non deve aspettare che le persone vadano in ufficio a chiedere uno stand, ma occorre coinvolgerle, come accadeva un tempo, avere un contatto. Ho letto delle possibili evoluzioni tecnologiche, ma questi obiettivi non ricalcano la vocazione del nostro territorio legata all’ agricoltura e al commercio al minuto. L’Unitec, ad esempio, con lo spirito della fiera non c’entra niente. Domenica ho incontrato tantissime persone che cercavano gli stand che quattro anni fa erano stati collocati in un tendone fra il Pavaglione e il Carmine dedicato alla vendita di prodotti tipici e che ora non ci sono. Sempre 2018 c’era un chiosco che distribuiva birra buonissima e c’era sempre una gran fila. Quest’anno nulla. La gente cerca questo tipo di atmosfera. Se la direzione dovesse essere quella della tecnologia, allora tutti gli standisti di piazza Trisi, che propongo macchine agricole o attrezzature per l’agricoltura possono tranquillamente stare a casa. Sicuramente anche noi, l’anno prossimo, dovesse la fiera riproporsi in questo modo, ridurremo gli spazi. Se non c’è nulla di attrattivo la gente non viene. La fiera tecnologica è meglio farla in un angolo".

Monia Savioli