Bimbo annegato a Mirabilandia: il giorno prima test ok del bagnino nello stesso punto

L’assistente ai bagnanti aveva superato una prova a sorpresa con una palla lanciata nella piscina. Il consulente di parte civile: "La madre non è andata oltre l’evento, danno biologico permanente del 30%"

La piscina di Mirabilandia

La piscina di Mirabilandia

Ravenna, 19 ottobre 2022 - Un tragico destino. Solo il giorno prima lo stesso bagnino cesenate, all’epoca neo-maggiorenne, che si trovava più vicino al bimbo, nella stessa posizione durante un test a sorpresa effettuato da Mirabilandia con una palla lanciata in piscina, aveva risposto positivamente individuando l’emergenza in tre secondi prima di raggiungere la palla in dieci. È quanto emerso durante l’udienza di ieri in tribunale a Ravenna, davanti al giudice Natalia Finzi e al pm, il procuratore capo Daniele Barberini, nell’ambito del processo sulla morte di Edoardo Bassani. Il piccolo aveva solo quattro anni quando il 19 giugno 2019 era arrivato con i genitori dalla sua città, Castrocaro Terme, per trascorrere un pomeriggio tra giochi e risate a ‘Mirabeach’, il parco acquatico che si trova a Mirabilandia. La festa si era però trasformata in tragedia quando il bimbo era annegato.

A parlare per primo ieri, sullo sfondo di un video di ‘Mirabeach’ che è stato mostrato per chiarire il contesto della tragedia, è stato il comandante della Stazione dei carabinieri di Savio. Il militare ha chiarito che quattro erano i bagnini responsabili dello specchio d’acqua, tre dei quali della piscina ‘Laguna del Sol’ dove il piccolo Edoardo è annegato. E che il bagnino più vicino al piccolo era posizionato nel punto dove la piscina fa una sorta di ansa. Il comandante ha parlato, poi, dell’acquisizione delle immagini delle telecamere che puntano sulla piscina e delle verifiche, con tanto di sequestro del cellulare del bagnino, effettuate per capire se il ragazzo fosse stato distratto dal cellulare: ricerche che hanno dato esito negativo.

Successivamente è stato sentito Gianpiero Mancini, direttore del Servizio Prevenzione e Sicurezza in Ambienti di Lavoro Ravenna dell’Ausl Romagna. Il professionista ha dato conto delle caratteristiche della piscina della tragedia, con superficie di 1.350 metri quadrati ("per cui potrebbero andare bene tre bagnini, visto che ne serve uno ogni 500 metri"), profondità massima di 1,10 metri e un perimetro recintato alto 1,30 metri. Ha poi parlato degli accessi allo specchio d’acqua, che avvengono senza controllo all’ingresso. Sono però presenti cartelli con restrizioni o precauzioni d’accesso. Tra le più importanti vi è quella in cui viene chiarito che all’interno della vasca i bimbi fino a 5 anni non nuotatori devono essere supervisionati da genitori maggiorenni, pronti a intervenire, a distanza di un braccio.

A questo proposito, come ha chiarito il dottor Mancini, fermo restando l’obbligo di protezione per legge dei genitori sui figli, il fatto che Mirabilandia abbia assunto l’onere di scaricare sul bagnino anche il controllo che i bimbi siano accompagnati dal genitore che per i minori di 5 anni deve essere alla distanza di un braccio, significa che si è presa questa responsabilità e l’ha attribuita a un collaboratore. Mancini ha poi passato in rassegna l’organigramma nel manuale di autocontrollo della piscina di ’Mirabeach’ per spiegare i ruoli degli imputati al processo per omicidio colposo in cooperazione, oltre ai genitori di Edoardo. Tra questi figurano l’allora responsabile della struttura e quindi della piscina, la direttrice operativa che coordinava l’attività degli assistenti bagnanti e la responsabile ‘beach’, oltre al giovane assistente bagnante che aveva il compito di effettuare un controllo attivo della piscina con il cosiddetto metodo di ‘supervisione a scanner‘ con movimento continuo capo destra-sinistra, mantenendo la concentrazione attiva sui parametri di riferimento più importanti, come ad esempio braccia in movimento anomalo.

Poi il dottor Mancini, incalzato dalle domande degli avvocati degli imputati e delle parti civili, ha parlato del brevetto preso dal bagnino neo-maggiorenne il 6 maggio 2019, poco più di un mese prima della tragedia. Un brevetto che da solo è sufficiente per l’idoneità al ruolo di bagnino ma al quale Mirabilandia aggiungeva una formazione di 12 ore con varie prove, anche a sorpresa, e schede di valutazione. A questo proposito, il dottor Mancini ha ricordato come solo il giorno prima della tragedia, il 18 giugno 2019, il bagnino cesenate, che era più vicino al piccolo nel momento dell’annegamento, aveva brillantemente superato il test della palla, individuando il pericolo in tre secondi, prima di raggiungere la palla in dieci. Un’attenzione particolare è stata data poi allo spettacolo di baby dance, iniziato alle 15.36 del 19 giugno 2019, tre minuti dopo del momento in cui il bambino ha iniziato ad andare in difficoltà e che in quanto tale, anche perché non si svolgeva in acqua, non potrebbe avere distratto il bagnino.

È stata poi la volta del consulente medico legale chiamato dall’avvocato delle parti civili (i genitori e i nonni del piccolo) Giovanni Zauli. Il medico ha chiarito che la madre di Edoardo non è riuscita ad andare oltre all’evento, rimanendo bloccata a quel 19 giugno 2019, riportando un danno biologico permanente del 30%. Il dottore ha poi parlato del padre e dei nonni del piccolo, emotivamente molto compromessi dalla tragedia di quel 19 giugno 2019.