REDAZIONE RAVENNA

Biodigestore, i dubbi dell’amministrazione

Palazzo Manfredi evidenzia le criticità legate al progetto di ampliamento e trasformazione dell’impianto di Granarolo

Un biodigestore in una foto di repertorio

Un biodigestore in una foto di repertorio

Alla fine è arrivata anche la scure di Palazzo Manfredi sul progetto di ampliamento e trasformazione del biodigestore di Granarolo, proposto da Bys Società agricola impianti, controllata al 100% da Snam. Sono due, spiega l’amministrazione comunale, gli aspetti maggiormente critici del progetto di riconversione e ampliamento presentato. "In primo luogo, la viabilità – spiega l’amministrazione comunale –. L’attuale impianto fu pensato e realizzato anni fa in aperta campagna a servizio dell’economia locale, e con una previsione di traffico di mezzi limitato. Si tratta di un equilibrio che verrebbe alterato dall’aumento dei mezzi pesanti della nuova centrale in transito dal centro abitato, rendendo contestualmente inadeguato il reticolo di strade di campagna, molto strette e di difficile manutenzione, che caratterizzano l’area". Ma c’è anche un secondo motivo alla base della decisione, legato a criticità indipendenti dal volere umano, figlie della crisi climatica: "Non possono essere esclusi a priori problemi di sicurezza in caso di nuove alluvioni. Come per tutte le aree censite quali allagate a seguito degli eventi meteorologici dell’ultimo anno e mezzo, anche per le zone a valle di Faenza, come quella di via Fabbra, compresa tra i canali di scolo, la massicciata ferroviaria e il Canale emiliano-romagnolo, mancano le indicazioni degli enti sovraordinati su come realizzare opere e investimenti garantendo la piena sicurezza idraulica. L’amministrazione comunale riconosce il contributo derivante dallo sviluppo di tecnologie che incrementano la produzione di energia rinnovabile e pulita, e giudica positivamente ogni investimento diretto a migliorare la sostenibilità ambientale presente e futura. Allo stesso tempo non può sottovalutare l’impatto dei nuovi impianti di produzione di biometano rispetto ai biodigestori agricoli, che rischiano di peggiorare le condizioni di vita dei residenti".

Al no dell’amministrazione al biodigestore – che l’Unione della Romagna faentina formalizzerà con un parere del proprio ufficio tecnico fra poche settimane – fa seguito l’esultanza della galassia ecologista. "E’ un bene che anche l’amministrazione condivida le preoccupazioni di cittadini e associazioni – rende noto Legambiente –. Preoccupazioni che, da tempo, ci hanno portato a sostenere che quell’impianto non è compatibile con l’assetto territoriale. Come è noto, Legambiente non è contro gli impianti di biogas e biometano, quando questi sono progettati bene, ossia alimentati con i previsti materiali di scarto e di recupero (non con colture agricole dedicate) recuperati da zone limitrofe, e collocati in aree dove possano avere il minimo impatto ambientale e territoriale. Non è questo il caso del progetto di Bys Società agricola impianti, controllata da Snam. Intanto, più che di ‘riconversione’, si dovrebbe parlare di nuova costruzione: si tratta infatti di un nuovo impianto che amplia di circa una volta e mezzo la superficie attualmente occupata. Inoltre, essendo l’area di impianto inserita tra quelle allagate negli eventi di maggio 2023, il Piano Speciale preliminare redatto a seguito degli eventi alluvionali di maggio 2023, ‘esclude nuove costruzioni nelle aree allagate’". Fra le ulteriori preoccupazioni di Legambiente il massiccio incremento delle tonnellate di materiale consumato, "da 22mila a 49mila all’anno, per tipologie fra cui risultano esserci quote di cereali che presumibilmente proverebbero da colture dedicate". L’associazione ha espresso infine forti critiche alla quantità di camion in entrata e in uscita dall’impianto, ipotizzando un traffico totale superiore ai seimila mezzi all’anno.

Filippo Donati