Ravenna, argento al mondiale di Boogie Woogie per Gianluca Burbassi e Patrizia Agati

La coppia ravennate, insieme anche nella vita, si è messa in evidenza al festival Sportdance di Rimini. Prossimo obiettivo? L'oro nella coppa del Mondo a Stoccarda

I ravennati Gianluca Burbassi e Patrizia Agati

I ravennati Gianluca Burbassi e Patrizia Agati

Ravenna, 14 luglio 2017 - I ravennati Gianluca Burbassi e Patrizia Agati, coppia sulla pista da ballo e nella vita, si sono aggiudicati l’argento al mondiale di Boogie Woogie che si è tenuto a Sportdance, il più grande festival della danza sportiva in corso fino al 23 luglio nei padiglioni della Fiera di Rimini. La loro è una bella storia, d’amore e di sport. Marito e moglie dal 2013, sono campioni del mondo in carica di Boogie Woogie.

Entrambi sono nati a Ravenna: 48 anni fa Gianluca, 45 Patrizia. Da un decennio si allenano nella scuola del Club The Stars a Imola, seguiti dai maestri Betty Mancurti e Mirko Benericerti. «Siamo contenti – dichiarano al termine della vittoria - di aver tenuto alto l'onore dell'Italia. Diamo sempre il massimo per ottenere buoni risultati». Dopo l’appuntamento di Rimini, sono già in corsa per il prossimo appuntamento della Coppa del mondo a Stoccarda. «Puntiamo dritti, dritti all’oro – afferma Patrizia -. Ci aiuta molto il nostro rapporto di coppia perché contribuisce a mantenere il feeling anche nel ballo, disciplina in cui conta parecchio l'affiatamento».

Per Gianluca e Patrizia la danza sportiva è uno sport. «Dietro ogni singolo ballo – dicono -, c'è una preparazione atletica non indifferente. Per capire bene questo mondo bisogna viverlo. Chi ci guarda vede solo l'aspetto esterno, ma dietro c'è tantissimo lavoro».

Il Boogie Woogie, in particolare, è diventata una passione perché è una disciplina che dà molta libertà di espressione a differenza di altri balli in cui si è obbligati a fare determinate cose per eseguire una prova. «Anche noi dobbiamo rispettare alcune regole – concludono -, ma siamo molto più liberi di esprimere al meglio anche la nostra emozione, provando a trasmetterla al giudice e al pubblico».