Bucci e Oriani, arrivano le termocamere

La donazione della Bcc ai due istituti: se si supera la temperatura di 37,3 gradi, scatta l’allarme. Il medico: "È una cautela in più"

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Undici nuove termocamere sono entrate in funzione da poche ore all’Itip Bucci e all’Itcg Oriani. Sette di queste sono state collocate nelle due sedi – in via Nuova e in viale delle Ceramiche – dove studiano gli alunni dei corsi industriali e professionali, mentre quattro hanno trovato posto agli ingressi dell’Oriani, frequentato dai ragazzi dei corsi economici e per geometri.

Il loro funzionamento è molto semplice: "A differenza dei normali termoscanner, che vanno puntati in direzione del polso o della fronte di ciascuno – spiega il medico di medicina generale Daniele Morini, dal quale nasce la proposta delle termocamere nelle due scuole superiori – questo tipo di dispositivi è in grado di captare una temperatura maggiore di una certa soglia in un flusso di persone che le transita davanti. Non è dunque necessario sostare davanti al sensore: è il macchinario, intercettando gli infrarossi, a mettersi in allarme non appena uno dei presenti ha la temperatura corporea superiore a una certa soglia".

Il limite è stato posto a 37,3 gradi: questo perché, prosegue Morini, "chi arriva dall’esterno normalmente ha visto la propria temperatura abbassarsi di qualche centesimo di grado: ad esempio da 37,5, normalmente la soglia di allarme, a 37,3". Non appena la termocamera percepisce una temperatura fuori dal range emette un segnale sonoro: a quel punto, qualora le fosse transitata davanti una folla di studenti, andrà individuato il soggetto in questione, "al quale verrà poi provata la febbre dopo due minuti con un termometro a contatto, in modo da accertare se sia effettivamente superiore alla temperatura di rischio". Se a quel punto lo studente avesse davvero la febbre, dovrebbe poi tornare a casa.

L’efficacia del dispositivo è stata dimostrata davanti a telecamere e macchine fotografiche: ponendogli davanti un semplice accendino, il sensore è schizzato dai 17-18 gradi che segnalava normalmente – la termperatura ambiente nella sala di ingresso del Bucci su via Nuova – fino a temperature nettamente superiori, che sono andate a coincidere con l’emissione del segnale sonoro.

"Mi preme segnalare che il dispositivo non emette onde di nessun tipo – specifica Morini –. Si limita solo a captare infrarossi". Dall’Istituto Oriani viene specificato inoltre che "si tratta di un sistema evoluto poiché in grado di agire in tempo reale (quindi anche mentre i ragazzi passano veloci) e, allo stesso tempo, non invasivo e rispettoso della privacy, giacché le immagini non vengono registrate". Le undici termocamere – ciascuna delle quali ha un prezzo di listino di 600 euro – sono state donate ai due istituti con un contributo della Bcc: "l’azienda produttrice – Ht Italia – ce le ha però fornite ad un prezzo scontato, unite ai termoscanner per misurare la temperatura singolarmente".

Non sono i primi strumenti di questo tipo ad entrare in funzione nelle scuole del territorio: altri sono già presenti agli ingressi delle scuole elementari e medie dei comuni della vallata del Senio, oltre che all’istituto alberghiero Artusi di Riolo Terme. "Siamo in trattativa per perfezionare la collocazione di ulteriori termocamere pure nelle altre scuole superiori della città: e cioè il liceo Torricelli-Ballardini e l’istituto Persolino-Strocchi (quello che ospita gli indirizzi agrario e grafico pubblicitario, ndr)", spiega Morini.

Da segnalare come nelle note ministeriali non sia specificata alcuna obbligatorietà per le termocamere all’ingresso delle scuole: "La nostra è una cautela in più". Attualmente le scuole superiori della città sono aperte al 50% degli studenti, che seguono le lezioni in presenza a rotazione. Almeno fino al 6 febbraio, stando a quanto emerge dalle riunioni in corso con i dirigenti regionali e provinciali, il limite del 50% dovrebbe essere mantenuto, per poi valutare un eventuale upgrading fino al 75%. Su quest’ultima opzione incombe sempre l’ipotesi ’zona rossa’: qualora l’Emilia Romagna dovesse essere retrocessa al regime di semi-lockdown anche le scuole chiuderebbero.

Filippo Donati