Caffè al veleno all’ex moglie, cuoco condannato a 16 anni

Il 48enne faentino era imputato per tentato omicidio pluriaggravato, maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della donna

Una tazzina di caffè

Una tazzina di caffè

Faenza (Ravenna), 12 dicembre 2022 - Il collegio penale ha condannato a 16 anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, il 48enne cuoco faentino che era a processo per aver tentato di uccidere la moglie avvelenandole il caffè con farmaci, nonché per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della donna. L'uomo, difeso dagli avvocati Mario Malavolta e Marco Valeri, dovrà pagare 15mila euro di provvisionale alla figlia e 50mila euro alla moglie, costituitasi parte civile con l'avvocato Laerte Cenni. Il pm Cristina D'Aniello per il 48enne, che si trova in carcere a Modena dopo l'arresto scattato l'1 ottobre dello scorso anno, aveva chiesto 15 anni.

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Secondo quanto contestato dai pm Daniele Barberini e Cristina D’Aniello, l’imputato per motivi di "sordo rancore" verso la ex moglie, dalla quale non aveva accettato la volontà di separarsi, nel mese di settembre del 2021 aveva cercato di avvelenarla offrendole ogni giorno, per qualche settimana, una tazzina di caffè corretto con un farmaco anticoagulante che la donna già assumeva sotto prescrizione medica, l’Eliquis, non di libera vendita, che potenzialmente era in grado di provocarle emorragie cerebrali se somministrato in sovradosaggio. Dopo avere frammentato le compresse – inizialmente quelle da 2,5 mg, poi quelle da 5 mg –, mescolava la sostanza allo zucchero, quindi copriva la tazzina con la cialda del caffè che la donna avrebbe dovuto liofilizzare. Ma aveva iniziato pure a usare un vasodilatatore, il Carvasin, col presunto obiettivo di rendere tali eventuali emorragie inarrestabili nel giro di pochi minuti, e di cui nella successiva autopsia non sarebbe rimasta traccia. Al momento del fermo l’uomo era stato trovato in possesso di una confezione di questo farmaco.

La vittima, a seguito della ripetuta ingestione del caffè così preparatole, aveva iniziato ad avvertire malessere, dolore alla testa, formicolio e paralisi alle gambe, nonché vuoti di memoria. Un giorno, controllando il contenuto dello zucchero nella tazzina, aveva notato la presenza di frammenti di un’altra sostanza. Dopo essersi rivolta ai carabinieri di Brisighella, dove vive, le azioni dell’uomo erano state documentate attraverso intercettazioni video, nelle quali lo si vede mentre prepara il caffè versando nella tazzina destinata alla ex una dose doppia di un vasodilatatore meticolosamente sminuzzato.

All'uomo l’accusa contestava anche, a partire dal 2017, continue aggressioni psicologiche, fisiche e verbali. E questo, in particolare, dopo che la donna aveva scoperto una relazione extraconiugale del coniuge. A quel punto lui avrebbe cominciato a minacciarla con frasi di questo tenore, di "seppellirla viva, di avere già ucciso delle persone in Somalia dove si trovava in missione come militare". E, tramite messaggi whatsapp, le diceva: "questa te la faccio pagare, adesso inizia ad avere paura, io ti faccio vivere una vita d’inferno".

E ancora, "le purghi tutte, quello che hai passato non è niente", "se mi arrabbio conosci le conseguenze, devo diventare cattivo?". Nel luglio 2021, riporta il decreto di giudizio immediato, la donna sarebbe stata malmenata e afferrata per il collo. Dopo una separazione burrascosa, vengono anche riportati episodi di presunti abusi sessuali contro la volontà di lei, minacciandola in caso di rifiuto di farle venire meno il mantenimento mensile. Così, intimorita da quelle minacce, nel settembre 2021 la donna aveva accettato di tornare a ricevere a casa l’ex coniuge, la cui nuova relazione a sua volta stava naufragando. Ed è a questo punto che avrebbe pianificato l’omicidio con somministrazione occulta e in sovradosaggio di farmaci.