Cagnoni vuole tornare nel carcere di Ravenna

Il suo avvocato farà richiesta per farlo tornare nella sua città d’adozione: il 52enne a quanto pare non se la passa bene a Bologna

Il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni, condannato per l'omicidio della moglie (Zani)

Il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni, condannato per l'omicidio della moglie (Zani)

Ravenna, 31 ottobre 2018 – All’inizio Sollicciano, a Firenze, poi Ravenna. Dopo la sentenza di ergastolo (video), da via Port’Aurea alla Dozza di Bologna. Matteo Cagnoni di carceri ne ha cambiati tre. E non ha mai fatto mistero del fatto che quello in cui si è trovato meglio fosse quello romagnolo. Per questo, attraverso uno dei suoi difensori, l’avvocato bolognese Chiara Belletti, ha presentato un’istanza per potervi tornare, col legale che andrà a Roma per motivare la richiesta davanti ai vertici del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il trasferimento del medico 53enne, condannato lo scorso 22 giugno in primo grado alla pena massima per l’omicidio pluriaggravato della moglie 39enne Giulia Ballestri, era diventato un caso nel caso.

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Inizialmente il suo trasferimento era dato per scontato in ragione non tanto di una normativa, quanto della prassi che vuole detenuti condannati per gravi reati spostati in istituti penitenziari ritenuti più idonei e attrezzati. Il dermatologo fiorentino aveva personalmente scritto al Prap, il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, chiedendo di potere restare a Ravenna, sua città d’adozione, la pratica era andata a Roma e il primo pronunciamento ero stato a lui favorevole: nessuna urgenza di trasferimento. A Ravenna qualcuno storse il naso. Una delle associazioni parte civile al processo stava per organizzare una manifestazione.

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Il 3 agosto scorso, a quel punto un po’ a sorpresa, arrivò il trasferimento al carcere di Bologna. Cagnoni non la prese bene, testimoni riferiscono abbia pianto per tutto il viaggio. Proprio in quelle giornate di piena estate, peraltro, il medico aveva nominato l’avvocato Belletti, ora codifensore assieme a Giovanni Trombini, l’amico e suo storico avvocato col quale Cagnoni si era riappacificato dopo una lite. Bologna non è Ravenna. Che alla Dozza non se la passi bene è trapelato da più fonti. Continua a convivere con gli attacchi di panico ed è tenuto sotto stretta sorveglianza, anche con l’aiuto di psicologi.

Anche in ragione di ciò l’avvocato Chiara Belletti ha preparato un’istanza al Dap in cui chiede un nuovo trasferimento a Ravenna. Secondo il legale quello a Bologna non fu accompagnato da motivazioni formali e ora il medico, spiega, vivrebbe tutto ciò come una punizione, sia per il contesto diverso in cui si è ritrovato sia per l’atteggiamento sotteso a questa decisione, che intende diretta all’uomo non alla situazione. «Abbiamo presentato l’istanza – precisa l’avvocato Belletti – perché riteniamo sia conforme alle circolari dell’amministrazione penitenziaria sulle regole che presiedono il trasferimento dei detenuti». Tra i motivi che vengono addotti, quello di facilitare i contatti con i propri anziani genitori, che proprio a Ravenna avevano preso domicilio. Nonché la speranza – al momento a detta dello stesso legale impraticabile – che in un prossimo futuro possa rivedere i figli.