Ravenna, Matteo Cagnoni al giudice: "Lasciate tutto ai miei figli"

Nel patrimonio immobiliare figurano quattro ville e uno studio medico

DETENUTO Il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni (archivio)

DETENUTO Il dermatologo 52enne Matteo Cagnoni (archivio)

Ravenna, 16 dicembre 2018 - Vuole lasciare tutto ai suoi tre figli orfani della madre che, secondo la sentenza di primo grado, lui stesso ha massacrato due anni fa. Un patrimonio immobiliare quello di Matteo Cagnoni che comprende le due ville della rinomata Cortina e di Castagneto Carducci, piccolo comune del Livornese. Così come le sontuose dimore ravennati: in via Giordano Bruno, a ridosso del centro, dove la famiglia ha abitato fino al giorno della tragedia. E in via dei Platani a Marina Romea dove passava le vacanze estive. Da ultimo, c’è lo studio medico di via Cattaneo, quello per il quale Google è netto: ‘chiuso definitivamente’.   La villa di famiglia scena del crimine, quella di via padre Genocchi da tempo disabitata, non c’è perché non intestata a lui. Ma anche così, si tratta di un patrimonio immobiliare di diversi milioni di euro. Un trasferimento che nelle intenzioni del dermatologo 53enne, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie nonché madre dei tre piccoli, la 39enne Giulia Ballestri ammazzata a bastonate il 16 settembre 2016, dovrebbe avvenire a titolo di mantenimento dei minori e a garanzia del loro futuro benessere. L’avvocato Francesca Montanari, per conto del collega Giovanni Medri, incaricato di curare gli interessi del 53enne durante la detenzione, nei giorni scorsi ha depositato formale domanda in tal senso al giudice tutelare.

Il 53enne s’impegna, tra le altre cose, a sostenere le spese di mantenimento dell’ingente patrimonio immobiliare, imposte comprese, per evitare che in caso di via libera dal tribunale, queste pesino sui figli, di fatto vanificando le sue dichiarate intenzioni. Un’operazione che potrebbe comportare, per la sola gestione degli immobili, la nomina di un curatore speciale.

La richiesta è probabilmente destinata a fare discutere, così come dopotutto è accaduto per ciò che ha fin riguardato le scelte del dermatologo, il quale si è sempre detto estraneo al delitto della moglie. Ultimo, in ordine di tempo, il ritorno nel carcere cittadino del 23 novembre scorso, dopo un primo trasferimento in quello bolognese delle Dozza subito dopo la condanna. Tutto grazie a una specifica richiesta di uno dei suoi legali, l’avvocato Chiara Belletti, al Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, incentrata sulle condizioni di forte disagio lamentate alla Dozza dal dermatologo. La conseguente petizione di disappunto, che ha raccolto più di 6.000 firme, giusto mercoledì sera si è concretizzata in una fiaccolata silenziosa fin sotto al carcere alla quale hanno partecipato circa 150 persone.