Cagnoni risarcisce con 4 milioni di euro

La famiglia di Giulia e i tre figli. L’accordo giunto attraverso la mediazione del padre del dermatologo è irrilevante per eventuali sconti di pena

Cagnoni è stato condannato all’ergastolo fino all’appello per l’omicidio della moglie

Cagnoni è stato condannato all’ergastolo fino all’appello per l’omicidio della moglie

Ravenna, 21 gennaio 2021 - "Prendiamo atto dell’integrale risarcimento del danno effettuato soprattutto nell’interesse dei figli minori e di conseguenza, come disposto dalle norme di legge, provvederemo a revocare la costituzione di parte civile". Il riferimento dell’avvocato le Giovanni Scudellari, è per l’udienza, prevista per fine mese davanti alla Suprema Corte, che vede imputato il dermatologo 53enne Matteo Cagnoni condannato all’ergastolo fino all’appello per l’omicidio della moglie, la 39enne Giulia Ballestri massacrata il 16 settembre del 2016 dentro a una villa di famiglia da tempo disabitata di via Genocchi. L’avvocato Scudellari in particolare, oltre ai genitori della defunta, tutela anche il fratello Guido sia in proprio che in qualità di tutore dei tre figli minorenni della coppia. E in ragione di ciò, nei giorni scorsi di fronte al collegio della sezione civile del tribunale presieduto dal giudice Mariapia Parisi, è arrivato il via libera alla specifica ordinanza. L’accordo, giunto pure attraverso la mediazione del padre del 53enne, il 90enne Mario Cagnoni già primario del Careggi di Firenze, ammonta a circa 4 milioni di euro: un valore del resto che rispecchia quello del sequestro conservativo dei beni dell’imputato emesso dalla corte d’assise con apposita ordinanza del 6 marzo 2019 in accoglimento della specifica istanza dell’avvocato Scudellari.

I giudici in particolare in quel momento avevano riconosciuto la “fondatezza della pretesa risarcitoria” in ragione di un “pericolo di un’insufficienza delle risorse patrimoniali dell’imputato sulle quali soddisfare le obbligazioni nascenti dal reato”. Vale a dire le provvisionali esecutive, rese note alla lettura della sentenza di primo grado del 22 giugno 2018, pari a 500mila euro per i genitori di Giulia, Franco e Rossana; 150mila per il fratello Guido; e tre milioni per i tre figli. La lista dei beni sequestrati, con incarico dato alla guardia di Finanza, comprendeva la nuda proprietà delle metà delle ville di Marina Romea, Cortina d’Ampezzo e Castagneto Carducci e dell’ambulatorio di via Cattaneo 36, la piena proprietà di un altro studio medico al civico 40 e della residenza ravennate della coppia in via Giordano Bruno. La decisione, in seguito ai ricorsi dell’imputato, era stata confermata sia a Bologna che a Roma dalla Cassazione. In linea teorica, qualora non si fosse giunti a un accordo, le proprietà sarebbero potute andare all’asta. Ora invece interverrà un dissequestro.  

Il risarcimento ha riguardato inoltre anche le altre parti civili costituite, ovvero il Comune e tre associazioni che tutelano donne e minori. Dal punto di vista formale, la Cassazione non potrà prendere direttamente atto del risarcimento per decidere un eventuale sconto di pena concedendo le circostanze generiche: dovrà cioè rapportarsi con il materiale a disposizione all’epoca dell’appello. Il risarcimento non potrà in definitiva essere messo sul piatto quale elemento per una rivalutazione della pena. Le valutazioni che la Corte potrà presumibilmente compiere, saranno semmai di questo tenore: se l’imputato possa essere sottoposto a perizia per accertare una sua eventuale incapacità al momento di uccidere; se escludere o meno le circostanze aggravanti della crudeltà e della premeditazione; se possano essere applicate in un qualche modo le generiche. In uno di questi ultimi casi, la Cassazione rinvierà alla corte d’appello stabilendo i punti che devono essere rivisti.