Ravenna, capanni da pesca. 38 tagliati fuori

Verso il no per le autorizzazioni degli impianti appoggiati sulla golena dei Fiumi Uniti

Maurizio Braghittoni e Sergio Subini in un capanno sulla foce dei Fiumi Uniti

Maurizio Braghittoni e Sergio Subini in un capanno sulla foce dei Fiumi Uniti

Ravenna, 14 maggio 2019 - Verso una svolta la vicenda dei capanni da pesca sui fiumi ravennati. Ma non tutti i pescatori potranno gioire. L’autorizzazione dovrebbe essere certa per quattro fiumi su cinque. Nei giorni scorsi si è svolta una riunione in Regione per discutere della complicata vicenda del rilascio delle concessioni ai capannisti sui corsi d’acqua.

L’oggetto del contendere che si protrae da mesi è la mancata autorizzazione degli uffici di viale Aldo Moro all’attività dei capanni nonostante sia già stato sottoscritto il Protocollo per le emergenze idriche che prevede il mancato accesso agli impianti da pesca in caso di piena dei fiumi, uno studio idraulico dei corsi d’acqua e la relazione idraulica di un ingegnere che va allegata ad ogni domanda di autorizzazione che viene inviata in Regione.

Nello specifico il problema non riguarda tanto i capanni su palafitte, ma quelli che sono appoggiati direttamente sulla golena. Alla fine della riunione (presenti i tecnici regionali e comunali, l’associazione dei capannisti e sembra anche alcuni legali), è emerso che si va verso il rilascio del nullaosta idraulico per i capanni che si trovano sui fiumi Savio, Bevano, Lamone e Reno (per quest’ultimo non c’è ancora la certezza matematica).

Esclusi dalle autorizzazioni i capanni che poggiano la sulla golena dei Fiumi Uniti. Si tratta di ben 38 capanni sui 43 che si trovano lungo l’asta fluviale. Il nullaosta andrebbe soltanto agli impianti su palafitta. Gli altri, dice la Regione, potrebbero ostacolare il flusso dell’acqua in caso di piena anche se gli studi idraulici affermano il contrario.

A questo punto è però rotta la tregua che i capannisti avevano concesso alla Regione nel corso dell’assemblea di metà febbraio. Allora i 600 capannisti convocati dall’associazione di riferimento all’hotel Mattei stavano per pronunciarsi a favore di una manifestazione a Bologna, davanti alla sede della Regione. La tregua venne proclamata dopo l’annuncio dell’ente di viale Aldo Moro di impegnarsi a fondo per trovare una soluzione. I capannisti dei Fiumi Uniti sostengono di essere rimasti esclusi dai nullaosta idraulici e quindi la tregua è rotta.

E dire che proprio la sottoscrizione del protocollo cui attenersi in caso di piena e di pericolo per i capannisti, lo studio idraulico dei corsi d’acqua e la relazione di un ingegnere allegata alla richiesta di autorizzazione sembravano essere sufficienti per ottenere la concessione regionale. Senza contare che ogni studio o relazione di professionisti ha ovviamente un costo per i titolari degli impianti da pesca, che rappresentano una delle più antiche tradizioni ravennati. Come riferiamo a parte 38 capannisti su 43 sono pronti a scendere in piazza per manifestare contro la Regione. Anche se la parola ‘fine’ non è stata ancora detta per i possibili nullaosta per Savio, Bevano, Lamone e Reno ancora non ci sono sulla carta, per quanto per i primi tre corsi d’acqua la certezza del via libera è acquisita e presto arriverà anche per il Reno.

l.t.