Caso Poggiali, un nuovo processo L’accusa chiederà il quarto appello

La procura generale di Bologna ha annunciato che farà ricorso contro l’ultima assoluzione. La partita è dunque destinata per la terza volta ad approdare davanti alla Cassazione a Roma

La procura generale di Bologna ha rotto gli indugi: presenterà ricorso in Cassazione per chiedere un quarto processo d’appello a carico di Daniela Poggiali, la 49enne ex infermiera dell’ospedale ’Umberto I’ di Lugo accusata di avere ucciso con una iniezione di potassio una sua paziente, la 78enne Rosa Calderoni di Russi, l’8 aprile del 2014 a poche ore dal ricovero. Ad anticipare la decisione, è stato ieri pomeriggio il procuratore generale reggente, Lucia Musti.

La scelta della procura generale è arrivata a pochi giorni dal deposito delle motivazioni con le quali la corte d’assise d’appello di Bologna ha spiegato le ragioni dell’assoluzione, "perché il fatto non sussiste", pronunciata il 25 ottobre scorso. In sintesi per i giudici bolognesi non c’era stata alcuna manipolazione dei reperti da parte dell’imputata; mancava un movente plausibile; gli indici statistici sulla mortalità in corsia non erano riconducibili a specifiche condotte; ma soprattutto il metodo con cui era stata attribuita l’iniezione letale di potassio, non è accettato in maniera unanime dalla comunità scientifica. "Ora, dopo sette anni, si può dire con assoluta certezza che non esistono uccisioni avvenute in passato o morti causate dalla Poggiali", ha scritto la Corte in uno dei passaggi delle 253 pagine di sentenza. Di diverso avviso la procura generale la cui impugnazione in ogni caso segnerà il settimo processo legato a quanto accaduto alla paziente 78enne.

Dopo una condanna in primo grado all’ergastolo, l’ex infermiera Poggiali era stata infatti assolta in tre differenti appelli, i primi due dei quali sconfessati da altrettanti cassazioni. Sempre il 25 ottobre scorso l’imputata era stata assolta (e scarcerata) in relazione a un altro contestato omicidio di paziente, il 95enne Massimo Montanari di Conselice morto la notte del 12 marzo 2014 sempre in ospedale a Lugo alla vigilia delle annunciate dimissioni. In quel caso il procedimento arrivava da una condanna a trent’anni di reclusione inflitta in primo grado in abbreviato e da un successivo giudicato sulla custodia cautelare in carcere. La procura generale, alla luce delle motivazioni depositate entro il termine previsto dei 90 giorni, non aveva fatto ricorso: e così la sentenza di assoluzione era divenuta definitiva già ai primi di marzo.

Andrea Colombari