"Coronavirus Ravenna, ammortizzatori sociali per 12.500 lavoratori"

I dati della Cgil in provincia: per bar e ristoranti, parrucchiere ed estetiste, negozi non alimentari e settore pulizie la situazione più drammatica

"Coronavirus Ravenna, ammortizzatori sociali per 12.500 lavoratori"

"Coronavirus Ravenna, ammortizzatori sociali per 12.500 lavoratori"

Ravenna, 31 marzo 2020 – All’emergenza sanitaria si va ad aggiungere un’emergenza di tipo economico-produttivo con pesanti ripercussioni sul mondo del lavoro. Secondo i dati forniti dalla Cgil sono 12.556 i lavoratori sottoposti ad ammortizzatori sociali. Si tratta di un numero in continuo aumento, viste anche le oltre 100 richieste già pervenute di esame congiunto non ancora effettuato.

"Mai – scrive il sindacato –, nemmeno negli anni più bui della crisi si erano registrati valori simili. A fine 2009 e a metà 2013 erano stati rispettivamente 7.765 e 7.451 i picchi di lavoratori contemporaneamente sottoposti ad ammortizzatore sociale". "Siamo di fronte a numeri drammatici – commenta il segretario generale della Cgil di Ravenna, Costantino Ricci -; la crisi legata alla pandemia si è innestata su uno scenario economico che, a livello territoriale, già da tempo manifestava segnali di difficoltà. In questa prima fase vanno utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione in modo da sostenere il reddito dei lavoratori e si spera che queste somme arrivino quanto prima. Su quest’ultimo aspetto saranno fondamentali la disponibilità delle aziende a concedere gli anticipi e l’azione del sistema bancario".

"L’impegno profuso in questo mese dal sindacato – spiega Davide Gentilini, responsabile dell’Ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna -, ha consentito fino ad ora di siglare verbali congiunti di richiesta di intervento riguardanti 1.336 aziende. I primi settori, in ordine di tempo, ad avere avuto necessità di ricorrere agli ammortizzatori sono stati quelli legati alla filiera dell’educazione scolastica".

Le attività di bar e ristorazione, cura della persona (parrucchiere ed estetiste), negozi non alimentari e pulizie, fanno attualmente registrare la situazione più drammatica (677 imprese per 3.944 lavoratori), ma soprattutto nell’ultima settimana si sono aggiunti settori produttivi più strutturati, come l’edilizia (125 aziende per 1.696 dipendenti) e la metalmeccanica (rispettivamente 250 e 2.923). Per quanto riguarda il tipo di ammortizzatore richiesto, ad oggi lo strumento più utilizzato è il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (che sta coprendo 606 aziende artigiane e 2.378 lavoratori) seguito dalla Cassa integrazione ordinaria in deroga (ai sensi dell’accordo tra regione e parti sociali firmato il 6 marzo) che interessa 408 aziende e 1.613 lavoratori. La Cassa integrazione ordinaria, legata al mondo industriale, conta “solamente” 178 aziende, ma consente di sostenere e garantire continuità occupazionale a 4.604 lavoratori.