Ravenna, 9 novembre 2018 - Una "condotta imprudente" pedalare su via Diaz sotto alla pioggia. Avrebbe cioè dovuto «scendere e andare a piedi». Tanto che il protagonista della vicenda, un 64enne da tempo disoccupato, non solo si è visto rigettare una richiesta danni da oltre 40 mila euro per le conseguenze di una rovinosa caduta. Ma è stato pure condannato a pagare circa 4.000 euro di spese di lite al Comune.
La disastrosa pedalata risale al 24 agosto 2015, e il 64enne – come rilevato dal giudice Letizia De Maria nella sentenza pubblicata ieri – così aveva descritto l’incidente: alle 8.30 mentre percorreva in sella alla propria bicicletta via Diaz, nel tentativo di spostarsi al centro della carreggiata scivolava sul manto stradale reso particolarmente viscido dalla pioggia e cadeva a terra. Uguale a frattura del collo del femore sinistro con conseguente intervento chirurgico e applicazione di tre viti cannulate. E un danno biologico stimato dal medico legale di parte al 12% a fronte di una prognosi di ben 180 giorni.
E se si fosse trattato di un processo penale, a questo punto vi avremmo fatto nome e cognome dell’imputato: ‘Pesarese - Apricena’. Che poi sono, il primo, il tipo di materiale delle fasce laterali della strada; e la seconda, la pietra della fascia centrale. Un tipo di pavimentazione che nelle giornate di pioggia «diventa particolarmente scivolosa e piuttosto frequentemente si verificano cadute in bicicletta», come si legge in un lettera inviata nel giugno 2016 dal Comune alla Soprintendenza e allegata dagli avvocati del 64enne (Andrea Maestri e Gerardo Grippo) alla richiesta risarcitoria. Del resto in quella stessa missiva, si dava atto che «al momento sono già stati aperti quattro sinistri dovuti a cadute» con «richieste di risarcimenti al Comune». E oltre a proporre una soluzione di manutenzione straordinaria, nella missiva si sottolineava che «il broker assicurativo ha evidenziato che sarebbe opportuno su tali strade» – oltre a via Diaz anche via Cavour e via Mazzini – «posizionare adeguata segnaletica di pericolo generico».
Da parte sua palazzo Merlato, tutelato dagli avvocati Roberto Danesi De Luca e Maria Giulia Tarroni, aveva però declinato ogni responsabilità per quella pedalata bagnata negando ogni nesso di causalità tra mancata custodia della strada e la caduta dell’uomo, avvenuta per sua disattenzione. Il giudice gli ha ora dato ragione: perché la «responsabilità per mancata custodia della strada tale da provocare la caduta e le lesioni – si legge nella sentenza – è insussistente» dato che «il nesso di causalità» è stato «interrotto dalla condotta imprudente» del’uomo «che percorreva la via in sella alla bicicletta nonostante fosse una giornata di pioggia». Ovvero un «evento esterno al comportamento dell’amministrazione comunale, imprevedibile e inevitabile» che però «imponeva all’uomo di adottare maggiore cautela scendendo dalle bicicletta e andando a piedi».