Centauro piomba sui ciclisti, due morti

Incidente nel Cesenate. Il gruppo in bici veniva da Ravenna: tra di loro il 58enne Marco Iannone non ce l’ha fatta. Morto anche il motociclista

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Una giornata di sole, sette ciclisti ravennati in gita in bici in collina. Poi la moto che arriva e che piomba all’improvviso sul gruppo: è un attimo fatale che spezza due vite. Ieri verso le 13 nel Cesenate, nella frazione di Borgo Rose alle porte di Borello, ha perso la vita Marco Iannone, 58 anni, manager ravennate. L’uomo era uno dei ciclisti che facevano parte del gruppo di cicloturisti ’Forum bike’, nato tra i professionisti del tribunale di Ravenna ma allargatosi per accogliere anche altri appassionati.

E tra questi c’era Iannone, presenza fissa da molti anni: ieri si trovava proprio in mezzo al gruppo quando la moto, che arrivava dalla direzione opposta, gli è piombata addosso. È finito nel fosso alla sua destra, a causa dei gravi traumi riportati nell’impatto per lui non c’è stato niente da fare. L’altra vittima dell’incidente è il centauro, il 67enne Adriano Giorgi, finito a terra dall’altra parte dopo lo schianto. Giorgi abitava poco lontano ed era un muratore in pensione molto appassionato di moto. Nell’impatto è rimasto ferito anche un altro ciclista ravennate, l’avvocato 60enne Mauro Brighi, che è stato portato in ospedale a Cesena per essere operato ma non è grave.

I ciclisti ravennati erano partiti di prima mattina: erano giunti in auto fino a Borello e avevano affrontato un tragitto in bici che comprendeva tre salite, da Ranchio al monte Finocchio, poi a Sarsina e lungo la salita delle miniere fino a Perticara. Da lì erano arrivati sul monte della Ciola per poi ridiscendere fino a Borello. Mancava poco all’arrivo, a cui sarebbe seguito il pranzo insieme.

Quelle gite erano un’abitudine consolidata per Marco Iannone, 59 anni da compiere il prossimo dicembre, appassionato cicloamatore da tempo. Nella vita era un manager: in passato aveva lavorato come amministratore delegato alla Tavar, mentre ora occupava un ruolo di vertice in un’azienda di imballaggi nell’Imolese. Era sposato e aveva due figli e tre nipotini. "Era una persona molto espansiva, squisita – è il ricordo di un amico dello stesso gruppo di ciclismo –. Veniva con noi da qualche anno e ci vedevamo tutte le settimane per i giri in bicicletta. Avevamo già organizzato di andare sul Delta del Po il prossimo weekend: i sabati insieme erano un appuntamento fisso, non ne abbiamo mai saltato uno. Negli anni abbiamo fatto molte granfondo a cui anche Marco ha partecipato. Siamo tutti distrutti da quello che è successo, è molto dura. In un attimo si passa dalla vita alla morte, è una cosa che ti lascia senza fiato". "Marco era un appassionato di sport – dice un altro amico –. Ciò che gli piaceva di più era stare insieme in bicicletta, senza curarsi della fatica, delle salite, delle discese, della pianura. Era una persona stimata e benvoluta. Aveva una famiglia splendida a cui ora va il pensiero di tutti noi, che lo abbiamo conosciuto e apprezzato".

Sara Servadei