Cento anni fa si spegneva Jacchia, lughese pioniere dell’aviazione

Era un ingegnere capace di progettare velivoli assolutamente all’avanguardia, con intuizioni ancora oggi attuali

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Agli inizi del Novecento un esiguo numero di uomini al d ilà dell’Oceano e in Europa stupì il mondo per la sua inventiva e la sua audacia. Erano gli anni in cui i primi pionieri del volo, mossi da spirito d’avventura e passione per le macchine volanti, portavano per la prima volta la sfida dell’uomo alle vie del cielo. Oggi nell’era dei voli intercontinentali la loro epopea testimonia il portentoso cammino della scienza, a cui anche Lugo ha dato il suo apporto. Infatti nella città di Baracca nacque il 29 luglio 1876, l’ingegnere Rambaldo Jacchia uno dei pionieri dell’aeronautica italiana che in pochi oggi ricordano. Laureato in ingegneria navale, si appassionò agli studi aeronautici segnalandosi nel 1910 con un’importante relazione al 1° Congresso nazionale di locomozione aerea. Quindi, dopo aver acquisito notevole esperienza professionale in Francia, riuscì ad aggiudicarsi la licenza di costruzione per i velivoli Farman e Bleriot, fondando la Società Italiana di Aviazione.

Dotato di grande lungimiranza, Jacchia sfidò l’avversione e l’indifferenza delle autorità civili e militari per ottenere campi di volo per la formazione di piloti e per poter proseguire i suoi esperimenti. Grazie alla sua ostinazione sorsero a Pordenone e Taliedo le prime scuole di volo italiane e il 29 settembre 1911 inaugurò il primo raid di posta aerea sul percorso Milano-Torino. Ma l’aspetto forse meno noto della poliedrica personalità dell’ingegnere riguarda la sua attività di straordinario progettista. Egli infatti ben presto progettò e costruì velivoli propri, tralasciando quelli su licenza. Ideò negli anni precedenti alla Grande guerra alcuni degli aerei più innovativi di tutte le epoche, come l’Aerotorpedo blindato da caccia portato in volo con successo nel cielo di Milano il 28 giugno 1912. Questo avvenieristico velivolo dotato di una sottile fusoliera in acciaio, per il disegno delle ali, dei piani di coda e del carrello, preconizzava il moderno monoplano metallico.

Tutta una serie di raffinate intuizioni rendono ancora oggi diversi suoi progetti di una stupefacente attualità e sembra incredibile che siano stati concepiti allora. Questo è il caso di un’altra creazione di Jacchia; l’idroplano idrovolante, destinato alla caccia di sommergibili, che si poneva all’avanguardia di un tema che sarebbe stato sviluppato con successo dalle forze d’aviazione di Marina di tutto il mondo solo decenni dopo. Tanti sono i progetti di questo valente ingegnere lughese, risalenti agli anni della prima guerra mondiale, sui quali oggi si interrogano ancora gli studiosi. Jacchia avrebbe potuto dare ancora molto all’aviazione, ma minato da una salute incerta nel dopoguerra si spense il 5 maggio 1922.

A Lugo, la sua città, ben poco di lui è rimasto, pur meritando di essere ricordato per la sua geniale vocazione di pioniere e la sua infaticabile attività di costruttore. Nell’ultimo conflitto mondiale le persecuzioni razziali si abbatterono su ciò che restava dei componenti della sua famiglia. Molti di loro non avrebbero fatto più ritorno dai campi di sterminio e la loro memoria si sarebbe lentamente sbiadita e poi definitivamente persa, al pari di quella del pioniere del volo Rambaldo Jacchia.

Daniele Filippi