SARA SERVADEI
Cronaca

Centri per i pazienti non gravi a Cervia (Ravenna): ecco la rivoluzione emergenza

Si chiameranno ‘Cau’, entro l’anno un altro al Cmp. Carradori (Ausl): “Si andrà in ospedale quando serve, e non perché il territorio non risponde”

Ecco i Cau: i Centri per pazienti non gravi
Ecco i Cau: i Centri per pazienti non gravi

Cervia (Ravenna), 3 agosto 2023 – Li chiamano ‘Cau’, Centri di Assistenza e Urgenza. Saranno ’Pronto soccorso’ per i codici verdi e bianchi, con medici della guardia medica, radiologi, infermieri e strumenti per gli esami. Definito il progetto che prevede di aprire entro fine anno 9 Cau (Cervia, Ravenna, Cesenatico, Santa Sofia, Mercato Saraceno, Bagno di Romagna, Cattolica, Santarcangelo e Novafeltria) e altri 12 tra il 2024 e il 2025 (Faenza, Lugo, Conselice, Castel Bolognese, Morciano, Rimini, Riccione, Bellaria-Igea Marina, Savignano, Forlì, Forlimpopoli e Cesena). Ieri è intervenuto il sindacato Anaao Assomed, che loda l’idea ma critica il fatto che «non sia stata esplicitamente prevista l’attività specialistica. Non basta la dotazione tecnologica finanziata dal Pnrr, serviranno specialisti con know how ed esperienza».

I pazienti urgenti al Pronto soccorso, gli altri nei ’Cau’. La rivoluzione nell’organizzazione della sanità, dopo anni di interminabili attese e di disagi, promette di rendere più efficienti sia i Pronto soccorso, che potranno concentrare le energie solo sui casi più gravi, sia l’assistenza ai pazienti meno a rischio. Ne abbiamo parlato con Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna.

Carradori, l’ospedale chiama e il territorio risponde?

"I Cau sono qualcosa che cerca di potenziare il più possibile la risposta territoriale per fare in modo che si arrivi all’ospedale non perché non c’è la risposta territoriale, ma perché c’è bisogno dell’ospedale. In Pronto soccorso abbiamo una quantità indescrivibile di accessi che noi, da tecnici, definiamo ’impropri’: codici bianchi e molti dei codici verdi, ad esempio. Ed è perché non ci sono i servizi sul territorio. Noi quindi potenziamo i servizi territoriali anche con l’obiettivo di ridurre gli accessi in ospedale quando l’ospedale non è necessario".

Come è stata fatta la scelta di dove collocare i Cau?

"Si trovano quasi tutti fuori dai contesti ospedalieri, fatta eccezione per Ravenna, dove sarà al Cmp. Saranno realizzate nelle Case della salute già presenti o in via di realizzazione: a Faenza in Fiera, a Lugo nella nuova Casa della comunità, a Conselice anche così come a Castel Bolognese. A Cervia è già attiva al San Giorgio".

Al Cmp si partirà già quest’anno. Serviranno dei lavori?

"Il Cmp ha bisogno di ripensare ai suoi spazi, e non tanto a interventi di carattere strutturale. La cosa più importante è il personale e la sua formazione. Ed ecco perché siamo partiti subito con le richieste di assunzioni".

Oltre ai Cau ci saranno anche le Uca, che sono le unità assistenziali: di fatto l’assistenza a domicilio. Come saranno riorganizzate?

"I Cau saranno ad accesso diretto e alcuni saranno aperti 24 ore su 24, altri per 12 ore: tra quelli attivati entro l’anno, solo a Ravenna sarà attivo 12 ore. Le Uca invece saranno composte da un medico e un infermiere. In prospettiva, avremo un Pronto soccorso molto più concentrato sulle urgenze".

Quante saranno le Uca?

"Saranno 12, collocate a Ravenna, Lugo, Faenza, Forlì, Meldola, Cesena, Rimini, Riccione, Santarcangelo assieme a Savignano. Le restanti tre sono interdistrettuali: Cervia e Cesenatico, Novafeltria e Mercato Saraceno, Santa Sofia con Bagno di Romagna e Verghereto".

Il piano prevede anche 363 assunzioni. Si sa già dove saranno collocate?

"Ci saranno 90 unità di personale nei Cau, e sono infermieri. A loro si vanno ad aggiungere 17 tecnici di radiologia, perché doteremo questi centri anche della diagnostica. Poi ci sono 119 infermieri di famiglia, 55 nelle centrali operative territoriali e 12 nelle Uca. Ora abbiamo 29 punti di guardia medica, lavorano esclusivamente la notte e i diurni festivi e prefestivi. Un domani avremo i nostri 21 Cau e le 12 Uca: sono di più".

Il personale medico, insomma, sarà quello della guardia medica

"Consideri questo: la guardia medica lavora circa 259mila ore. E in tutte queste ore fa 12mila visite domiciliari, ovvero 1 ogni 17 ore, 22.800 visite ambulatoriali, ovvero 1 ogni 5 ore, e l’83% della loro attività consiste nel rispondere al telefono. Ecco, così non va: meritano di essere in una struttura adeguata, dotata di personale e tecnologie adeguate".

Dall’altro lato abbiamo il superlavoro dei Pronto soccorso. C’è una stima degli accessi definiti ’impropri’?

"Nei Pronto soccorso abbiamo tra i 400mila e i 500mila accessi all’anno, ovvero il 43% della popolazione dell’intera Romagna. Un quinto di questi si risolve con la sola visita del medico. Questo vuol dire che c’è qualcosa che porta i nostri concittadini a rivolgersi al Pronto soccorso perché la sanità territoriale non è ben organizzata".

Il sindacato Anaao Assomed fa notare che non è esplicitamente prevista la presenza degli specialisti nei Cau

"La telemedicina consentirà di sfruttare da remoto le competenze specialistiche dell’ospedale: il paziente fa un elettrocardiogramma e lo legge il cardiologo dentro l’ospedale. In uno sviluppo futuro si dovrà abbattere la barriera tra ospedale e territorio, consentendo anche la libera circolazione degli specialisti".

Sono già attivi due Cau, a Cervia e Novafeltria. Come stanno andando finora?

"Molto bene, mi risulta. A Cervia l’assessore ha lodato il progetto, lì gli accessi sono tra i 12mila e i 13mila all’anno. A Novalfeltria sono tra i 7.000 e gli 8.000".

Al di là della sanità territoriale, uno dei problemi che spinge i pazienti a rivolgersi ai Pronto soccorso sono anche le lunghe attese per visite ed esami. Se i Cau rendirizzeranno i pazienti al Cup, il problema rimane

"I Cau saranno dotati di tecnologie quali elettrocardiogramma, spirometria, esami di laboratorio e tecnici di radiologia. È ovvio che la difficoltà che abbiamo nel rispondere alla domanda specialistica in tempi opportuni graverà su tutto, finché non la risolviamo. Ma il tema è legato alla carenza di specialisti".

Sarà attivato anche un nuovo numero di telefono, il 116117, atti vo h24 per le cure non urgenti. Come vi state organizzando?

"Ci sarà un’ulteriore centrale operativa a gestirlo, oltre a quella del 118. Risponderà a bisogni non solo sanitari e in alcuni casi orienterà le persone tra i servizi".