Chiude lo storico forno ’La Ravegnana’

Enzo Vincenzi, il titolare, va in pensione: "Purtroppo non si trova nessuno che voglia rilevare l’attività. Io sono entrato per la prima volta a 14 anni"

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Ha iniziato a fare il pane a 14 anni Enzo Vincenzi, storico fornaio dell’altrettanto storico forno pasticceria La Ravegnana, e non si è più fermato. Ora, a quasi 72 anni, va in pensione e i due negozi, l’altro è in via Ponte Marino, chiuderanno perché, assicura, "non si trova nessuno che voglia rilevare l’attività".

In via Ravegnana Vincenzi è arrivato nel 1978, insieme alla moglie Ester Scarpi. Prima aveva avuto un forno in Borgo San Rocco per cinque anni. "Quello di via Ravegnana – racconta – esisteva già e l’ho rilevato. Sono entrato per la prima volta in un forno a 14 anni, quando mio cugino, Lino Castellucci, mi chiese di dargli una mano, e sono partito". L’attività di via Ponte Marino è gestita dalla figlia e si è trasferita lì dal Mercato coperto, dove era rimasta per vent’anni. "Quando ci hanno mandato via dal Mercato abbiamo preso quella bottega a pochi metri di distanza, c’era una signora che vendeva bottoni" ricorda Vincenzi.

I clienti, quelli che alla Ravegnana trovano ogni tipo di pane, dal toscano all’insipido, e poi pani romangoli antichi, treccine, dolci, ciambelle, Caterine, hanno cercato di convincere Vincenzi a rimanere, a rimandare ancora un po’ il tempo del riposo. "Mi son preso ‘cicchetti’ da tutti – prosegue sorridendo – e hanno cercato di farmi cambiare idea. Non che non mi abbia fatto piacere, anzi, ma dopo tanti anni ho bisogno di fermarmi. I clienti sono dispiaciuti, anche perché sono tutti di lunga data, chi da noi non viene più, è perché è deceduto". Insieme a Vincenzi andranno in pensione anche i suoi due collaboratori, quelli che in tutti questi anni di notte lo hanno aiutato nella preparazione pane. "Trovare dei giovani – assicura – è difficilissimo. Non so, forse è il reddito di cittadinanza che li spinge a non lavorare, è un mio pensiero, per carità, però sembra così".

Ma Vincenzi spera ancora di poter trovare qualcuno interessato all’attività. "Ho alcune trattative in atto – dice – ma niente di concluso. Per me è inspiegabile, perché il lavoro c’è ed è anche remunerativo. Durante la pandemia ce la siamo cavata bene, anche se l’abbiamo sentita. Le vendite sono un po’ calate perché molti si cucinavano i dolci in casa, ma non ci siamo mai fermati". Tra i clienti affezionati de La Ravegnana c’è Carlo Zingaretti. "Alla fine – osserva – è proprio vero. Speravo in un ripensamento dell’ultima ora, ma quando ho letto, affisso in vetrina, che il 31 maggio ci sarà un brindisi di addio ho realizzato che chiuderà per davvero".

Nelle due sedi de La Ravegnana lavorano in tutto otto persone ed è anche a loro che pensa Vincenzi. Poi torna al passato, a tutti gli anni trascorsi a lavorare, alle soddisfazioni, "tutti i giorni, bastava vedere la fedeltà con cui sono sempre tornati i clienti", e alle difficoltà, "anche in passato ci sono stati momenti in cui reperire il personale era difficile, ma abbiamo superato tutto. Ricordo come nei periodi più difficili il proprietario dei locali ci è sempre venuto incontro". Il forno rimarrà aperto fino al 31 maggio quando, il pomeriggio, ci sarà un piccolo rinfresco per salutare i clienti. Ma non è ancora arrivato per Vincenzi il momento di riposarsi. "Per ora – conclude – continuo a lavorare e dopo il 31 non smantellerò subito il forno, perché la speranza che qualcuno si faccia avanti per rilevare l’attività ce l’ho. Non mi arrendo".

Annamaria Corrado