
Il coro degli abitanti di Sant’Agata è unanime, e tutto rivolto a ringraziare i volontari che, soprattutto nelle prime giornate, dopo che l’acqua del Santerno si era ritirata, si sono riversati nel paese offrendo un aiuto. Ora i volontari non ci sono più, sono rimasti gli uomini della protezione civile che si danno un gran daffare, soprattutto nella pulizia delle strade e nel tentare di mettere ordine a un paese sottosopra. La zona del campo sportivo è ora deputata a cimitero delle auto, un tecnico arrivato dal Comune di Milano sta censendo tutte le vetture che saranno portate via dall’Aci. Gran parte di esse sono da buttare. "In questo modo – spiega – potremmo indicare ai proprietari presso quale dei tre depositi individuati potranno recuperare il loro veicolo". Zona di villette, Sant’Agata sul Santerno, alcune anche di pregio. Quelle più a ridosso del centro, dove l’argine ha rotto, ora hanno le sembianze di una discarica. La signora Ester, che abita nella centrale via Andrea Costa, ha praticamente perso l’intero primo piano, cioè la casa che era della mamma. Qui arredi e ricordi se li è presi il fiume. "L’acqua ha sfiorato il metro e 90 – spiega mostrando il segno ancora ben visibile nel muro –. L’aiuto più grosso l’ho avuto dai volontari. Amici, conoscenti, arrivati anche con costosi mezzi. Ora che non possono più venire, devo arrangiarmi. Sì, c’è la protezione civile lungo le strade. Ma quello che per noi hanno fatto i privati, le istituzioni non lo hanno fatto". Come se non bastasse, è tornata a mettersi di mezzo anche la burocrazia: "Per pulire una striscia di cortile ho dovuto chiedere due autorizzazioni al Comune".
Tra le vittime dell’alluvione c’è anche la chiesa di piazza Garibaldi, ovviamente dedicata a Sant’Agata. Da giorni il parroco, don Claudio, sta cercando di pulire i muri. Arredi e paramenti sacri, appoggiati su un tavolo, sembrano irrimediabilmente compromessi. Anche lui rivolge un ringraziamento ai volontari, dopo di che ha dovuto arrangiarsi. "L’altro giorno è venuto a darmi una mano un diacono di Alfonsine. I danni? Faccio fatica a quantificarli. Ci sono candelieri, pale e altri oggetti che hanno cento anni".
l. p.