Cingolani: "Torniamo a produrre gas in Italia"

Il ministro: "Bisogna sfruttare i nostri giacimenti", che si trovano nell’Adriatico, vicino a Ravenna. Soddisfazione di Confindustria

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Ravenna potrebbe trovarsi al centro del futuro (a brevissima scadenza) energetico del Paese. Non è la prima volta che accade perché la città ne fu già protagonista nel Dopoguerra con le prime piattaforme per estrarre gas. Più di 70 anni dopo, questa centralità ruota attorno a due fattori decisivi: la possibilità di aumentare la produzione di gas in Adriatico (gestita dal Distretto centro settentrionale dell’Eni che ha sede a Marina di Ravenna) per contrastare il caro-bollette e realizzare l’impianto per la cattura, riutilizzo e stoccaggio della Co2. In entrambi i casi, contribuirebbe in maniera decisiva alla transizione ecologica. È un evidente valore aggiunto che Ravenna potrebbe dare al Paese, ma anche a sé stessa perché tornerebbe ’capitale dell’energia’, visto che qui è previsto anche il grande parco eolico di Agnes. Ecco perché c’è tanto interesse sulle vicende energetiche ravennati.

Non sono passate sotto silenzio le dichiarazioni del ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a proposito della necessità di tornare a produrre gas in Italia. "Torniamo a sfruttare i nostri giacimenti di gas per tagliare il prezzo dell’energia in bolletta – ha detto il ministro –. Abbiamo deciso che era meglio comprare gas all’estero invece di utilizzare il nostro. E ci troviamo a dover potenziare le rinnovabili il più rapidamente possibile. Ma non si fa in due anni. Quindi, nei prossimi 12-18 mesi dobbiamo muoverci anche in altre direzioni". Ossia produrre gas e, siccome le riserve sono in Adriatico, si fa presto a fare uno più uno.

Confindustria Romagna condivide e rilancia le considerazioni del ministro della Transizione ecologica Cingolani sui rincari delle tariffe di elettricità e gas, "figli della scelta di acquistare all’estero il gas naturale invece di utilizzare quello nazionale". L’annuncio del ministro circa la necessità di aumentare la produzione di gas nazionale nei prossimi mesi "è atteso e benvenuto, e apre uno spiraglio importantissimo per il comparto dell’offshore ravennate che, per riprendere le parole di Cingolani, è la prima freccia a disposizione per raddoppiare i 4 miliardi di metri cubi prodotti attualmente". È una posizione che gli industriali hanno sempre sostenuto e ribadito "anche nelle osservazioni sul Pitesai inviate al Ministero stesso: auspichiamo che ora si facciano rapidamente passi concreti in questa direzione, senza ulteriori indugi, in modo che dopo quasi tre anni di blocco il 2022 veda finalmente la ripresa della produzione nei giacimenti ora inutilizzati e sfruttati da altri".

Ieri, era in programma l’assemblea annuale del Roca, l’associazione delle aziende dell’energia. E il tema del ritorno alla produzione di gas nazionale è stato al primo punto dell’ordine del giorno, sia per abbassare il costo della bolletta che per ricostituire scorte adeguate di energia. Il Roca spiega che l’aumento internazionale del prezzo del gas rallenterà la fase di transizione e soprattutto creerà maggiore inquinamento causato da una crescita dei consumi di carbone e legname. "Avere il metano in casa ci favorirebbe enormemente", conclude il Roca.

Lorenzo Tazzari