
Ieri mattina davanti al giudice ha preso la parola proprio l’imputata (foto repertorio)
Faenza (Ravenna), 4 giugno 2025 – Una storia davvero singolare cresciuta sull’asse Faenza, dove abitano le parti civili, e Bertinoro, dove vive l’imputata. Che, come parte offesa, ha tirato dentro anche un prete. E che soprattutto è passata attraverso un sito - www.bakekaincontri.it - all’interno del quale le persone spesso si cercano per andare subito al sodo. Il problema è che l’insegnante - una ultracinquantenne di Faenza ora parte civile con l’avvocato Luca De Tollis - i cui recapiti telefonici a cavallo tra 2020 e 2021 erano a sua insaputa finiti lì sopra, era precipitata in un vortice di proposte oscene corredato perfino dall’invio di foto di particolari anatomici maschili.
Approcci a pioggia a ogni ora che avevano contagiato pure la linea fissa di casa e le utenze dei figli. Da ultimo dentro quel bailamme c’era finito un prete di una chiesa di Faenza: da una falsa mail costruita con il suo nome, era stato inviato questo messaggio: "Ciao, mi chiamo (...) e mi piacerebbe incontrare un uomo affascinante, premuroso e sincero per costruire insieme un futuro. Scrivi se ti va di conoscermi, a presto (...)".
Dalla denuncia contro ignoti, i carabinieri coordinati dall’allora pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, erano giunti al nome dell’odierna imputata: una ultra-trentenne di Bertinoro, nuova compagna dell’ex marito dell’insegnante faentina, difesa dall’avvocato Rossella Ceccarini e accusata di sostituzione di persona continuata e stalking.
Ieri mattina davanti al giudice Antonella Guidomei e al vpo Annalisa Folli, ha preso la parola proprio l’imputata per sostenere in sintesi non solo di non avere mai inserito i recapiti dell’altra o del don sul sito di incontri. Ma - come già sostenuto anche dal suo compagno - di essere stata a sua volta bersagliata da anonimi per incontri hot, al riguardo fornendo anche un paio di nomi. La donna il 26 aprile del 2021 era stata perquisita dai carabinieri alla ricerca di materiale probatorio sui suoi due cellulari. "Conosco il sito Bakekaincontri - ha precisato in aula - perché mi erano arrivati messaggi. Cambiai numero di telefono: mi arrivarono su quello nuovo". Tanto che "lo dissi quando feci denuncia di stalking" presumibilmente contro uno dei molestatori: "Vinsi il processo". In quanto a Telegram, "lo scaricai due volte: mi bombardavano con messaggi e cancellavo l’applicazione". Ne ha citato in particolare uno: "Il tenore era sempre lo stesso: ’mi chiamo (...), ho 40 anni sono di Cesena, cerco una donna’".
L’imputata ha parlato anche del sequestro dei cellulari, determinando un richiamo netto del giudice sulla via della trasmissione atti alla procura: "O è falso o è calunnia". Perché secondo l’imputata, andò così: "Ho dato i telefoni sbloccati in mano al tecnico. Poi hanno pastrocchiato e hanno tentato di aprirlo con il mio riconoscimento facciale ma non ci sono riusciti". Nonostante la contestazione sul punto del vpo ("in sede di perquisizione lei non diede il codice"), l’imputata ha confermato la sua versione: a suo parere nel verbale venne scritto altro, "non so per quale motivo", tanto che lei non lo firmò: "C’era pure il pm. E io diedi il codice pin di sblocco sim". Prossima udienza a fine ottobre.