CARLO RAGGI
Cronaca

Abbattimento dei colombacci, ricorso al Tar contro la Regione. Degli animalisti? No, dei cacciatori

Via libera agli spari dal primo aprile, manca il parere Ispra e non vi è nesso causale con i danni all’agricoltura

Le doppiette chiedono lo stop alla caccia (anticipata) al colombaccio (in alto)

Le doppiette chiedono lo stop alla caccia (anticipata) al colombaccio (in alto)

Ravenna, 25 aprile 2025 – C’è un ricorso al Tar di Bologna contro la delibera della Giunta regionale del novembre scorso che autorizza, dal primo aprile, l’abbattimento dei colombacci pur in questo periodo di assoluto divieto di caccia perché tempo di nidificazione (la caccia è sostanzialmente aperta solo fra fine settembre e il 31 gennaio). La delibera è stata motivata con la necessità di procedere alla drastica riduzione degli esemplari perché definiti nocivi per l’agricoltura.

A presentare il ricorso non sono, sorprendentemente, le associazioni naturalistiche, ma l’associazione Libera Caccia, assistita dall’avvocato Antonella Anselmo.

La prima udienza è fissata per fine aprile e il primo provvedimento richiesto è l’immediata sospensiva dell’operatività della delibera in attesa della decisione di merito.

Obiettivo del ricorso è l’annullamento o la disapplicazione della delibera per una serie di motivi che traggono linfa dalla legge statale sulla caccia del 1992, da quella regionale del ‘94 e dalla Direttiva della Comunità europea del 2009 a tutela della fauna selvatica. In particolare viene contestato il fatto che la decisione sia stata assunta in assenza, in primo luogo, del necessario parere di Ispra e della prova del nesso causale fra la presenza dei colombacci e i danni lamentati in agricoltura.

Nel ricorso viene poi contestata la competenza della Giunta ad assumere un provvedimento del genere che, a parere del legale, avrebbe dovuto essere adottato dal Consiglio regionale e viene evidenziato come la Regione abbia assunto la decisione senza l’esame di tutte le alternative all’abbattimento previste nella Direttiva. Inoltre sono contestati la mancata valutazione del rischio sulla “produzione e migrazione della specie“, sui “danni esponenziali ai piccoli, l’omesso censimento della specie” e infine “l’omessa quantificazione degli asseriti danni all’agricoltura”. Nel ricorso sono indicati anche atti istruttori urgenti da assumere, vale a dire il parere di Ispra sui presupposti della decisione e i dati relativi al fenomeno in possesso agli uffici regionali e “ad oggi non disponibili”.

Peraltro l’associazione Libera Caccia in una assai critica nota definisce la decisione della Giunta regionale una “vera e propria operazione di sterminio da attuare in periodo di caccia chiusa che coincide con la delicata fase della nidificazione e delle cure parentali di una specie aviaria migratrice che non può in alcun modo essere considerata un bene esclusivo della Regione bensì patrimonio di tutta l’Ecozona Paleartica”. L’Associazione spiega come il provvedimento potrebbe essere “validamente sostituito da una diversa e più ampia regolamentazione dei tempi e dei capi prelevabili nel corso della normale stagione venatoria” e ritiene che “la vera e propria mattanza autorizzata sia un atto di assoluta inciviltà e insensibilità ambientale contro il quale, inspiegabilmente, non si sono levate le critiche né dal mondo animalista né dallo stesso Ispra”.