Colombaia, partiti i lavori per il terzo invaso

Quando sarà terminato i laghi interconnessi fra loro e per una capacità di 823mila metri cubi accoglieranno l’acqua del Lamone e del Cer

Colombaia, partiti i lavori per il terzo invaso

Colombaia, partiti i lavori per il terzo invaso

La strada è a fondo sterrato, una carraia interpoderale che si allunga per quasi un chilometro da via Sant’Orsola verso Celle passando accanto a quattro vetusti e tipici casolari agricoli di fine XIX secolo, ombreggiati da alti pini, ma non più abitati da anni. L’ultimo dei casolari ha nome Colombaia. Un nome antico che affonda le radici probabilmente nel ‘600. La strada ha un nome che è storia faentina di oltre cinque secoli, via Monte di Pietà e si stacca da via S. Orsola proprio in corrispondenza di un’area il cui toponimo è ben noto e risale anche questo a due secoli fa: Graziola, da anni assurto alla cronaca perché qui si sta sviluppando la ‘cittadella dello sport’. E’ autenticamente storico l’ambiente in cui da qualche settimana sono cominciati i lavori per la costruzione del terzo dei tre invasi che, interconnessi fra di loro e per una capacità di 823mila metri cubi, accoglieranno l’acqua del Lamone e del Cer e provvederanno ad assicurare, in un futuro però non troppo vicino, l’irrigazione a centinaia di ettari di campagna (135 aziende) fra il Ponte del Castello, Sarna ed Errano. Via Monte di Pietà è la strada che porta al costruendo invaso, al quale è stato dato il nome appunto di ‘Colombaia’, a monte delle stalle del Centro Rioni, perché Colombaia è il nome antico del podere sette ettari dei quali saranno occupati dal lago artificiale.

Il nome della strada ha un significato preciso: i quaranta ettari di terreno della zona, tutti coltivati a frutteto o seminativo che dalla ferrovia si spalmano verso Celle, almeno quattro secoli fa entrarono a far parte delle proprietà immobiliari del Monte di Pietà fondato a Faenza nel 1491 da Astorgio III Manfredi. Lo scopo era di assistere economicamente i più poveri e contrastare l’attività di prestito con interesse all’epoca molto diffusa ad opera dei banchieri ebrei e ben presto il ‘Monte’ venne ad acquisire un vasto patrimonio immobiliare grazie a donazioni e lasciti. Basti dire che nel 1627 aveva in proprietà 556 tornature pari a 128 ettari diventati 255 all’inizio del 1900 quando il Monte di Pietà acquisì la proprietà della Cassa di Risparmio che si trovava in cattive acque (e ad oggi il riferimento è alla Fondazione Cassa di RisparmioCredit Agricole).

I lavori per l’invaso Colombaia, si diceva, sono iniziati a metà marzo e ad effettuarli è il Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale che negli scorsi anni aveva acquisito l’area. Lo scavo raggiungerà i meno dieci metri, mentre cresce a vista d’occhio il monte di terra di risulta formato nei pressi, a ridosso del Centro Civico dei Rioni che sorge su un’area di proprietà del Comune e dove parte di quella terra, 43mila metri cubi, sarà spalmata, mentre i restanti 30 mila metri cubi, stando alla relazione allegata al progetto, serviranno per le sponde del lago. Dei tre invasi, la Colombaia è il più piccolo, 90mila metri cubi di acqua; la maggiore capacità sarà dell’invaso Sarna (per ora solo sulla carta), con 523mila metri cubi mentre per il Moreda è di 200mila metri cubi. I lavori per quest’ultimo sono in corso da oltre un anno, ma sono rallentati: neppure è stato ancora abbattuto il ‘mostro ambientale’ costituito da un palazzo illegittimamente edificato (perché sulla sponda del Lamone) all’inizio dell’attuale secolo.

I tre laghi, che hanno la funzione di assicurare acqua al sistema degli impianti irrigui di piccola dimensione gestiti dal Consorzio della Romagna Occidentale e operativi su una vasta area faentina e brisighellese (denominati Ebola, Vitisano, Ovello, Poggio San Ruffillo, Rivalta e Santa Lucia) saranno collegati fra di loro da condotte interrate per permetterne il continuo rifornimento che dall’autunno alla primavera (è la speranza) verrà assicurato dal fiume Lamone e nei periodi di magra sarà a carico (Po permettendolo) del Canale Emiliano Romagnolo cui verrà collegato il lago più a valle, il Colombaia. Su questo specchio d’acqua era stato ipotizzato un impianto fotovoltaico per fornire energia alle 14 elettropompe sommerse, ma _ si legge nella documentazione _ "non sono disponibili le necessarie risorse economiche". La fine dei lavori dei tre invasi era prevista per il 2022 a fronte della presentazione del progetto alla Regione il 5 aprile 2019. Una data destinata a slittare di parecchi anni.

Carlo Raggi