Coltellate in piazza Baracca Cinque anni di carcere

L’episodio aveva destato molto clamore perché accaduto di sabato in centro. Il sospettato era stato bloccato 24 ore dopo dai carabinieri nel Foggiano

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Ha sempre sostenuto di essersi solo difeso quel pomeriggio. Di fatto la conseguenza della sua azione, era stato un fendente alla gola dall’esito potenzialmente letale. Per quanto accaduto il 4 dicembre scorso, un sabato, davanti a un bar della centralissima piazza Baracca, il 55enne Angelo Salvatore ha patteggiato ieri mattina cinque anni di reclusione per tentato omicidio davanti al gup Corrado Schiaretti e al pm Angela Scorza.

L’uomo, difeso dall’avvocato Walter Bartolini, si trova in carcere da quando, dopo 24 ore di rocambolesca fuga, i carabinieri del nucleo Investigativo ravennate e quelli della locale Stazione lo avevano scovato a Serracapriola, nel Foggiano, suo paese d’origine. Il ferito, il 38enne muratore albanese Adriatik Kuqja tutelato dagli avvocati Davide Baiocchi e Filippo Zamponi, se l’era cavata in maniera davvero incredibile. Perché l’emorragia era stata subito tamponata da un medico e una infermiera che si trovavano per caso sul posto. Poi l’operazione d’urgenza e infine le dimissioni dall’ospedale dopo alcune settimane trascorse pure in terapia intensiva.

Il gip foggiano Margherita Grippo, in sede di convalida del fermo, non aveva avuto dubbi: a suo avviso l’azione violenta era stata "univocamente idonea all’obbiettivo omicidiario". Lo aveva dedotto da intensità dei colpi, distanza del bersaglio, parte del corpo raggiunta dai fendenti e situazione nella quale era maturato l’accaduto.

Il 55enne da parte sua aveva parlato in buona sostanza di legittima difesa con l’altro che a suo dire lo aveva aggredito da dietro spingendolo, tirandolo per i capelli e infine mettendosi una mano in tasca come a volere estrarre qualcosa: a quel punto lui d’impeto aveva tirato fuori da una tasca del giubbotto un taglierino che usava al lavoro e aveva menato alcuni fendenti prima di fuggire.

A riscontro delle sue dichiarazioni, aveva esortato a meglio visionare i filmati delle telecamere di videosorveglianza. Ma è proprio da quelli che il gip aveva bollato come "non convincente" la versione difensiva. Anzi era stato lui - aveva annotato il giudice - a "portare entrambi le mani all’altezza del collo" del Kuqja accompagnando il tutto con una spinta "sufficiente ad assicurare una difesa e idonea a escludere che" il 55enne "si trovasse in una situazione di necessità". Da ultimo avrebbe potuto "allontanarsi agevolmente dal luogo del litigio", innescatosi per futili motivi, e invece dopo avere visto che il 38enne "sanguinava dalla gola", si era allontanato insultandolo. La lite tra i due era iniziata da un banale confronto nel locale da dove poi il titolare, quando avevano alzato le voci, li aveva invitati a uscire. A questo punto il 38enne se vorrà chiedere di essere risarcito, dovrà rivolgersi al giudice civile.

Andrea Colombari