"Con quella frase offese i militari" Barista a processo, assolta

Denunciata per alcune parole pronunciate in un controllo all’interno del locale, ma "il fatto non sussiste"

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Quel controllo nel bar non aveva portato a trovare ciò che i carabinieri si aspettavano – ovvero degli stupefacenti. Ma era comunque costato una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale alla barista. Ieri la donna, difesa dall’avvocato Simone Balzani, è stata assolta dal giudice Tommaso Paone per non aver commesso il fatto.

L’accusa era riferita a un episodio avvenuto un sabato sera nel giugno del 2018 a Casola Valsenio, in un bar aperto da poco accanto alla piscina. In quel periodo infatti i carabinieri della località avevano ricevuto diverse segnalazioni che sostenevano che il locale in questione fosse frequentato da diverse persone dedite agli stupefacenti. I carabinieri di Casola Valsenio prepararono quindi un controllo a sorpresa, presentandosi nel locale quel sabato sera accompagnati anche da colleghi di Granarolo faentino e da un’unità cinofila arrivata appositamente da Bologna. Dietro al bancone c’era la barista, che chiamò il titolare.

Ne seguì un alterco acceso tra il titolare e i militari, e dopo diversi momenti molto tesi la donna, in un clima surriscaldato, davanti ai carabinieri disse al suo titolare la frase che poi le è costata la denuncia: "Lo sai cosa stanno facendo, ci stanno rovinando il lavoro, ci vogliono far chiudere così poi la gente torna negli altri bar". Parole diffamatorie secondo i militari, quattro dei quali costituitisi anche parte civile e difesi dal legale Giorgio Vantaggiato, per i quali la barista avrebbe voluto sottintendere che loro fossero al soldo della concorrenza. Di diverso avviso la difesa: l’avvocato Balzani ha infatti sostenuto che l’offesa (ovvero l’essere pagati dalla concorrenza) fosse stata così intesa dai militari ma non dall’imputata, che "ha solo detto la verità, piaccia o meno: se il locale chiude la gente va in un altro bar. Occorre restare sulle parole dette, e non su quelle non dette".

Quella sera poi il controllo con i cani non portò a rilevare la presenza di sostanze stupefacenti, ma poco dopo comunque il titolare dovette chiudere.

sa.ser