Condannato per maltrattamenti in famiglia l’amico dello ’Zingaro’ Barbieri

Pena di tre mesi e mezzo. In sua difesa aveva testimoniato anche l’uomo a processo per l’omicidio di Ilenia Fabbri: "Se fosse stata mia moglie, l’avrei ammazzata"

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Pierluigi Barbieri, alias lo ’Zingaro’

Minacce, insulti, schiaffi, qualche spintone e alcuni calci. Maltrattamenti in famiglia a cui si era aggiunto un episodio di violenza sessuale – inquadrata nella cosiddetta ipotesi lieve – costati ieri all’imputato, un ultracinquantenne originario del Mezzogiorno, una condanna a tre mesi e mezzo di reclusione. La procura aveva chiesto otto anni mentre la difesa – avvocato Silvia Brandolini – aveva ricondotto le accuse a una sorta di coalizione paranoica dei familiari nei suoi confronti. Da ultimo alla ex e ai due figli, parte civile con l’avvocato Cristina Magnani, sono state riconosciute provvisionali per un totale di 20 mila euro.

Ma ciò che davvero rende singolare questa vicenda è il testimone che l’imputato, sia in sede penale che in quella civile di separazione, aveva chiamato a suo sostegno: Pierluigi Barbieri, alias lo Zingaro, 53enne nato a Cervia, ultimamente residente nel Reggiano e noto alle cronaca per essere il killer reo confesso di Ilenia Fabbri, la 46enne sgozzata nel suo appartamento di Faenza il 6 febbraio scorso. E Barbieri in ambo le udienze alle quali ha partecipato, non ha certo mancato di farsi notare.

L’ultima risale al 29 gennaio scorso, data peraltro dell’ultimo incontro a Faenza con il 55enne Claudio Nanni, ex marito della defunta e inquadrato dalla procura quale mandante del delitto. Un’occasione insomma, per l’accusa, per pianificare gli ultimi dettagli dell’omicidio. Quello stesso giorno, nel contesto dell’udienza civile di separazione, era arrivato a pronunciare una frase confluita nel fascicolo per la morte di Ilenia. A un certo punto era sbottato precisando di non essere come quell’amico: "Io non sono come lui: se fosse stata mia moglie, io l’avrei ammazzata". A quel punto la diretta interessata si era rivolta al proprio legale: "Ma come? Quest’uomo incita mio marito ad ammazzarmi?", il senso delle sue parole. L’avvocato si era allora rivolto direttamente al giudice Antonella Brignoli che era infine intervenuta su Barbieri, riprendendolo e intimandogli di stare tranquillo.

Il 2 ottobre 2020 nel processo conclusosi ieri, davanti al collegio presieduto dal giudice Antonella Guidomei, era andata un po’ meglio, ma non troppo: "Li ho frequentati – aveva assicurato lo Zingaro –, mai vista una famiglia così equilibrata. Rapporti perfetti. Io ho dato e non ho ricevuto in cambio ciò che ho dato. E quando lui mi raccontò delle accuse della moglie, rimasi choccato. Guardi signor giudice: io minimo minimo una ritorsione l’avrei fatta se una cosa del genere capitava a me…".

Di fatto all’amico venivano contestati maltrattamenti andati avanti dal 2015 al 13 settembre 2018, data della denuncia. Per l’accusa, il 1° luglio 2018 avevo spinto la ex sul letto cercando di avere un rapporto. Quindi il 6 luglio l’aveva tirata per i capelli e l’aveva inseguita con un pugnale da sub mostrandole platealmente la lama quando lei era già in strada. Sarebbe inoltre giunto a usare sistemi informatici per controllare tutti i suoi familiari.

Per la difesa invece le testimonianze su un presunto controllo ossessivo, erano state smentite: a differenza di quanto riferito, i messaggi indicavano un rapporto affettuoso con la prole e da ultimo, circa la moglie, sulla base della registrazione di un colloquio dell’ex fidanzato della figlia, era stato ipotizzato che la donna avesse una relazione extraconiugale che la portava a inquadrare il passato in maniera negativa. Scontato insomma il ricorso in appello, anche se stavolta Barbieri sarà altrove.

a.col.