Contro la siccità tutti dobbiamo agire Hera di più

Data la perdurante siccità, ho messo in pratica tutte le strategie possibili per limitare i consumi d’acqua. Sostituiti i frangigetto dei miscelatori, collocato un mattoncino di betonella nello sciacquone, inserito un limitatore di portata nel soffione doccia. L’automobile non la lavo più da quando considero quelle due ore un furto di tempo prezioso, e il giardino è ormai riconosciuto ufficialmente zona desertica. Per lavarmi i denti uso il bicchiere anziché il rubinetto aperto a manetta, e riutilizzo le acque di cottura raffreddate per i vasi di basilico. La crisi idrica può essere mitigata soltanto se tutti noi facciamo la nostra piccola parte.

C’è poi chi deve far di più. Succede che nel solito giro pomeridiano con i cani – giro che, date le temperature tropicali, ormai si svolge dopocena – si arrivi dalle parti del bar ristoro Panda e si trovi la strada allagata. E succede anche che s’incontri, col suo barboncino, un’amica che sin dalle sei di mattina ha avvisato Hera, ed è stupita di non aver ancora visto nessuno. Torno a casa. Il mio sofferente senso civico mi fa telefonare al servizio emergenze per sollecitare. La cortese operatrice mi conferma l’avvenuta segnalazione, ma anche l’impegno di tutte le squadre tecniche su Cesena. Non riesco a capire se l’azienda disponga di proprie maestranze o esternalizzi, e neppure a quanto ammonti la loro consistenza. Mi faccio però l’idea che le condotte cesenati – forse non solo quelle – siano realizzate con gruviera svizzero. Comunque sia, la previsione di riparazione è per la mattina dopo. Sarà fatta solo due giorni e mezzo dopo: sessanta ore. Nel frattempo le risorgive sono divenute meta di ristoro per i cani, che sguazzettano con le zampette a mollo ed espressione beata.

Faccio due considerazioni senza amor di polemica ma, appunto, perché il momento è serio. La prima: a calcolo spannometrico, arrivo a una valutazione approssimata di quindicimila litri d’acqua finiti in fogna. La seconda: il gruppo Hera ha avuto nel primo semestre di quest’anno ricavi più che raddoppiati rispetto al 2021, anno in cui il bilancio si chiuse con un utile netto di trecentotrentatré milioni. Utile netto? Una partecipata pubblica che fornisce servizi di utilità collettiva non dovrebbe invece perseguire l’obiettivo della totale efficienza di strutture e servizi, nonché del dotarsi di adeguati organici e mezzi davvero di pronto intervento?

Paolo Casadio