Cooperativa braccianti in ginocchio

Settecento ettari di campi inondati, dei quali cinquecento sono ancora sott’acqua. Solo per la Cooperativa dei braccianti di Bagnacavallo, a cui fanno capo trenta soci e che ha terreni anche a Faenza, il danno dovuto alla rotta del Lamone a Boncellino è inquantificabile. A spiegarlo è il direttore della cooperativa Marco Lanzoni: "La fiumana ha riempito il fosso Vecchio e il fosso Vetro che hanno tracimato. Inondazioni ce n’erano già state, di alluvioni ci ricordiamo quella del 1996 e quella minore del 2015, ma un disastro di questa portata non lo abbiamo mai subìto". Al momento dell’annuncio della nuova rotta "abbiamo fatto appena in tempo a spostare i trattori che erano all’interno dei centri aziendali", poi allagati con uffici, officina, magazzino. E oltretutto si tratta della seconda alluvione nel giro di venti giorni. "Non pensavamo che dopo 10 giorni sarebbe ricapitata la stessa cosa". Novecento gli ettari complessivi gestiti dalla cooperativa, e così coltivati: "Ottanta ettari a pomodoro, sessanta ad uva, duecento a mais, altri duecento a grano da seme, poi barbabietole da seme e pisello da industria. Conferivamo alle industrie del territorio".

Molto probabilmente sarà difficile salvarne gran parte: "Avevamo anche l’impianto a biogas che attualmente è fermo – prosegue Lanzoni –. La frutta era già stata compromessa con le gelate di primavera, speriamo adesso nell’uva. Vedremo se quei terreni a giugno si asciugano, e se eventualmente potremo fare una coltura a ciclo breve, viviamo alla giornata". L’impegno degli agricoltori consisterà nel cercare di togliere tutta l’acqua ancora presente nei campi, che a occhio assomigliano più al delta di un fiume. "È difficile quantificare il danno – prosegue Lanzoni –, parliamo di milioni. Al di là del problema delle colture annuali, per esempio 80 ettari di pomodoro che non arriveranno all’industria, probabilmente ci saranno problemi sui terreni, e non sappiamo ancora cosa succederà agli impianti frutticoli e viticoli".