Cornel Mihalache trovato morto a Ravenna: aveva una fascetta stretta attorno al collo

Il camionista trovato cadavere nel suo tir. Gli inquirenti pensano a un suicidio, ma battono tutte le piste

Gli investigatori e la Scientifica accanto al tir indagano per risolvere il caso (Zani)

Gli investigatori e la Scientifica accanto al tir indagano per risolvere il caso (Zani)

Ravenna, 1 maggio 2021 - Non c’erano bigliettini e i portelloni non erano chiusi con la sicura. Ma ad alimentare il giallo sulla sorte di un camionista trovato privo di vita nella tarda mattina di ieri alla Bassette all’interno della cabina del suo mezzo, è stata soprattutto la fascetta che aveva al collo: una cinghia di plastica del tipo di quelle da elettricista e della larghezza di poco meno di un centimetro che ha probabilmente finito per soffocarlo.

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Non solo: la presenza di tracce ematiche e di un taglio sul collo, ha spinto la procura a trattare il caso – almeno dal punto di vista della mole di accertamenti da eseguire - come un omicidio, autopsia compresa. Anche se la pista privilegiata per spiegare il decesso dell’uomo – Cornel Mihalache, 59enne di origine romena residente a Sassuolo, nel Modenese, assieme alla famiglia – al momento resta quella di un gesto estremo. In cabina a una prima verifica non c’erano infatti segni di colluttazione e tutti gli oggetti – scarpe comprese – erano al loro posto: chiaro che in caso di aggressione in uno spazio così ridotto, le manovre difensive si sarebbero dovute manifestare in maniera evidente su sedili, finestrini e oggetti vari. E invece non è stato trovato nulla di particolare nonostante gli inquirenti abbiano setacciato il mezzo in lungo e in largo.

L’allarme è stato lanciato verso le 12.30 da un passante: l’uomo ormai esanime si trovava sul sedile lato passeggeri all’interno del camion parcheggiato su via Bondi, giusto dietro la moschea e nelle adiacenze di un campo alberato. Sul posto, oltre agli operatori del 118, sono intervenuti gli agenti delle Volanti, gli investigatori della squadra Mobile e della Scientifica, il procuratore capo Daniele Barberini e il pm di turno Monica Gargiulo. La prima ispezione cadaverica del medico legale, non ha dissipato tutti i dubbi pur inquadrando l’accaduto come gesto volontario.

Chiaro che stringersi una fascetta al collo, rappresenta una modalità assai singolare di gesto estremo: ma la bibliografia della medicina legale contempla modalità anche più estreme e singolari dettate da momenti di alta disperazione accompagnati da pari determinazione. Nell’ipotesi che invece qualcuno sia riuscito a stringere la fascetta al collo del malcapitato, gli scenari sono tre: un agguato da tergo (assai difficile in una cabina), una colluttazione (finora esclusa) o un’azione su un corpo già tramortito (al momento improbabile). Per quanto riguarda il taglio sul collo, è compatibile con un cutter trovato in cabina ai piedi del defunto.

Nel caso di gesto estremo, si possono qui formulare due ipotesi: che l’uomo, in un movimento istintivo di autoconservazione, all’ultimo abbia tentato di recidere la fascetta; oppure che con quella lama, abbia provato ad accelerare quanto stava accadendo. Nel caso invece di un omicidio, la spiegazione va verso il tentativo di accelerare l’aggressione per evitare che dalla strada qualcuno potesse magari intervenire. Sono diversi insomma i punti da chiarire: e in attesa dei risultati dell’esame autoptico, gli inquirenti hanno setacciato i campi circostanti e hanno cercato le telecamere di videosorveglianza sparse nelle attività commerciali della zona: forse da quelle immagini, si potranno capire le ultime ore di vita del 59enne.

L’area, a forte vocazione artigianale e con diverse macchie di vegetazione, è spesso scelta dai camionisti, soprattutto da quelli che lavorano con il porto, come luogo tranquillo dove parcheggiare il mezzo per trascorrere la notte in attesa di ripartire. Tra le ultime persone ad avere visto il 59enne in vita, figurano i clienti di un vicino bar-pizzeria: l’uomo, secondo quanto riferito da testimoni, giovedì notte era andato lì a comperare una pizza da consumare in cabina prima appunto di riposare. Quanto accaduto dopo, al momento resta un mistero.