Costa Concordia, condannato il perito

Otto mesi per false attestazioni a un 70enne ingegnere, la cui perizia avrebbe favorito Micoperi nella causa col subappaltante

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Otto mesi di condanna per false attestazioni al giudice, reato riqualificato rispetto a quello iniziale di falsa perizia per il quale la Procura chiedeva due anni. Si è chiuso così il processo di primo grado che vedeva imputato un 71enne ingegnere cervese, accusato di aver detto il falso davanti al giudice civile circa i rapporti professionali intercorsi con la Micoperi. Lo stesso era stato infatti incaricato di compiere una perizia (Accertamento tecnico preventivo) circa l’adeguatezza o meno di un macchinario utilizzato per ripulire i fondali del Giglio dopo il recupero della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata il 13 gennaio 2012. Il contenzioso civile - al momento congelato – riguardava Micoperi e le srl triestine Quartika e Prgrz, che avevano fornito il frantumatore ritenuto inadatto dall’impresa ravennate.

Secondo l’accusa il perito, alla domanda del giudice se avesse avuto incarichi lavorativi da Micoperi, disse che l’ultimo risaliva al 2013 quando in realtà ne aveva svolti per conto di società controllate dalla stessa Spa di Silvio Bartolotti. Parte civile si erano così erano costituite le imprese subappaltanti Quartika e Prgrz – avvocati Angela Giagnorio, Matteo Levantino e Paolo Coppo – e chiedevano complessivi 1,2 milioni di euro di danni in ragione del fatto che Micoperi, lamentando il malfunzionamento del macchinario frantumatore, nel giugno 2016 "aveva risolto un contratto da 4,5 milioni di dollari e non pagato un milione di euro per attività già svolte". Il giudice non ha disposto provvisionali, disponendo la liquidazione dei danni in sede civile. Secondo i legali delle due imprese quel macchinario "non lo si è fatto funzionare come doveva" quando sarebbe bastato "ricalibrarlo" come successo "per lavori precedenti". Riguarda alla presunta mancanza di terzietà del tecnico, la cui perizia in sede civile aveva dato ragione a Micoperi, le parti civili hanno parlato di "relazione non veritiera, tesa a verificare le potenzialità del frantumatore che altrove aveva funzionato". E riguardo agli incarichi precedenti dello stesso con Micoperi, "disse che non aveva rapporti di lavoro in corso: invece c’erano eccome e relativi a quegli anni. E non si dica che un professionista con esperienze peritali quarantennali nei tribunali aveva capito male o non conosceva la legge". La prova di questi rapporti professionali starebbe nella richiesta di fatturargli una prestazione, poi pagatagli da Bartolotti, che lo stesso perito fece a Micoperi: "Proprio Bartolotti ha detto che conosceva l’ingegnere da trent’anni per motivi professionali", ha detto l’avvocato Levantino. Per le difese – avvocati Ivano Guadagnini e Maurizio Mauro – l’ingegnere si era limitato a rispondere alle domande del giudice civile il quale, nonostante la denuncia di Quartika che lamentava precedenti rapporti professionali con Micoperi "non lo ricusò e, anzi, gli confermò quell’incarico peritale. Dal quale, peraltro, uscì una parziale riabilitazione di quel frantumatore che non il perito, bensì gli organismi addetti al controllo della pulizia dei fondali al Giglio, vale a dire Ispra, Arpa e Università La Sapienza, avevano sonoramente bocciato reputandolo ’una sola’. Nel prenderlo Bartolotti si è fatto fregare da capo cantiere e capo sommozzatore, poi passati alla controparte per dire che il ’bandito’ era Micoperi".

Lorenzo Priviato