Costa, solo dieci chilometri ancora naturali

I dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra): sono meno di un quinto del totale della provincia

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di Filippo Donati

Quanto è naturale la costa ravennate e cervese? Ad elencare metro per metro le porzioni di riviera romagnola ancora considerabili naturali è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell’ultimo aggiornamento sulla linea di costa italiana: degli 8300 chilometri di litorali del paese il 13 per cento è ormai occupato da porti, opere di difesa costiera e impianti industriali.

Il dato più rilevante e che salta all’occhio è però quello che riguarda la retrospiaggia, cioè la fascia che separa le spiagge e il territorio circostante: appena la metà, in Italia, è sopravvissuta all’urbanizzazione.

Il comune di Cervia è senz’altro uno dei luoghi dove, in base agli stringenti criteri dell’Ispra, la perdita del retrospiaggia è più evidente: nella mappa sul portale attivato dall’Ispra appare, infatti, palese come appena poche centinaia di metri della linea di costa siano evidenziate quali ancora naturali per quanto riguarda sia la spiaggia che il retrospiaggia: si tratta di due frammenti in coincidenza delle colonie abbandonate ‘Varese’ e ‘Montecatini’.

Non lontano si incontra presto la maggior spiaggia naturale del territorio: la Bassona e la foce del Bevano costituiscono uno dei due tratti di costa ravennate più lunghi in cui sia la spiaggia che il retrospiaggia si siano conservati intatti.

L’altro è la riserva di Bellocchio, al confine nord della provincia, non a caso fra gli ultimi santuari di specie legatissime alla sabbia per la loro biologia quali il fratino e il fraticello. Qua e là sono tuttavia sopravvissuti frantumi di costa che l’Ispra giudica ancora naturali sia sul fronte della spiaggia che del retrospiaggia. È il caso delle poche centinaia di metri in corrispondenza della foce dei Fiumi Uniti, della spiaggia libera raggiungibile dalla rotonda di viale della Pace, dove non a caso si stagliano superstiti le dune costiere, ma anche di un tratto poco più a nord di Porto Corsini e di una breve porzione subito a nord della foce del Lamone, ultime vestigia in una linea costiera – quella oltre il Candiano – dove sono pressoché spariti i retrospiaggia naturali (nella costa che si stende a sud della foce del Reno neppure più la spiaggia è considerata naturale).

Non sono solo i porti e le urbanizzazioni a fare sì che spiaggia e retrospiaggia perdano le loro caratteristiche: spesso, evidenzia l’Ispra, sono sufficienti "opere idrauliche di impianti industriali, strutture artificiali a supporto della balneazione", ma anche "opere di difesa costiera".

Come quelle, ad esempio, che sorgono davanti alla spiaggia libera nella parte nord di Lido Adriano. Un lungo tratto dove sia la spiaggia che il retrospiaggia sarebbero considerati naturali se non ci fossero le opere di difesa a separarle irrimediabilmente dal mare.

Nel complesso ammontano a pochi chilometri – più o meno una decina – su un totale di circa cinquanta, le spiagge naturali comprese nella costa ravennate e cervese. Porzioni spesso esigue, in alcuni casi circondate dalle urbanizzazioni come accade nei pressi delle colonie di Milano Marittima, la cui sopravvivenza come aree naturali appare dunque prioritaria, evidentemente di più, sembra suggerire l’Ispra, di eventuali progetti di riconversione turistica.