Covid e gravidanza: percorso ad hoc per le partorienti positive

Da inizio emergenza sono state una decina le neomamme col virus a Ravenna, Marzari (Ostetricia): "Dispositivi per l’alto rischio"

A sinistra: Cristina Marzari, coordinatrice Ostetricia e Sala parto di Ravenna e Chiara Na

A sinistra: Cristina Marzari, coordinatrice Ostetricia e Sala parto di Ravenna e Chiara Na

Ravenna, 23 febbraio 2021 - Il primo vagito e il primo tampone. Succede, con tutta la delicatezza che si addice alla situazione, quando la neomamma è positiva. In alcuni casi infatti, in tutto una decina a Ravenna dall’inizio dell’emergenza, all’emozione del parto si sommano le difficoltà delle misure antiCovid. Nell’ultimo anno l’ospedale di Ravenna ha ideato un percorso per le partorienti positive. Nell’Ostetricia del Santa Maria delle Croci ci sono due camere, ovviamente singole, predisposte per questo: "Ma abbiamo avuto anche 3 gestanti col virus contemporaneamente" racconta Cristina Marzari, coordinatrice Ostetricia e Sala parto a Ravenna. Talvolta la donna sa di avere il virus e alle prime doglie arriva in ospedale in ambulanza, oppure scopre di aver contratto il virus all’accesso in ospedale.

"Quando entra in travaglio viene portata in sala parto, ma con lei può rimanere solo l’ostetrica, con tutti i dispositivi dedicati all’alto rischio – prosegue Marzari –. Seguendo le linee guida della Sin, società italiana neonatologia, non la priviamo del primo contatto col neonato: le disinfettiamo il torace e le mani e le facciamo indossare la mascherina. E il bimbo può attaccarsi al seno". Dopo la nascita il bambino viene anche sottoposto al tampone. Al ritorno nella stanza di degenza, la mamma resta sempre col bambino seguendo alcune regole: tenere la mascherina sempre, disinfettarsi il torace prima di allattare e mantenere la culla a non meno di due metri di distanza. "L’allattamento al seno non trasporta l’infezione – aggiunge Marzari –, ma al contrario è un passaggio di anticorpi". Dopo 3 giorni la mamma e il bimbo vengono portati a casa in ambulanza, grazie al prezioso aiuto della Pubblica assistenza.

A quel punto inizia un’altra delicata fase del percorso, col supporto dell’infermiera Chiara Nardini, case manager cronicità e complessità assistenziali pediatriche: "Io mi presento in Ostetricia prima che mamma e bimbo vengano dimessi, così da farmi conoscere. La cosa triste è che nei giorni dopo il parto la neomamma si immagina di vivere i momenti più belli e presentare il bimbo ai famigliari, invece si ritrova in isolamento. Ci sentiamo al telefono o in videochiamata tutti i giorni, anche nei festivi: le mamme hanno bisogno di supporto anche genitoriale. Di norma poi vengono fatte delle visite dal pediatra dopo 10 e 20 giorni dal parto, ma in questi casi andiamo a prendere la mamma e il neonato con l’ambulanza e li portiamo qui in ospedale".

I parti delle gestanti positive hanno seguito la curva dei contagi: nella prima ondata nel nostro territorio ci sono state in tutto un paio di situazioni, mentre i numeri hanno cominciato a crescere da luglio e poi nella seconda ondata. Solo in un caso il bimbo ha contratto il virus, risultando positivo al tampone subito dopo il parto. Il neonato è stato portato in Terapia intensiva, "ma solo per precauzione, in realtà è stato sempre in ottime condizioni – spiega la coordinatrice di Ostetricia Marzari –. Lui e la mamma sono sempre stati bene".