Covid Ravenna, l'infettivologo Biagetti: "I ricoverati? Quasi tutti non vaccinati"

Il dottore di Ausl Romagna conferma il trend: da un mese una media di 300 positivi a settimana. Ottanta persone ospedalizzate

Un'infermiera al lavoro in ospedale e nel riquadro l'infettivologo Biagetti

Un'infermiera al lavoro in ospedale e nel riquadro l'infettivologo Biagetti

Ravenna, 9 settembre 2021 - È da un mese che ci siamo assestati su una media di 300 casi a settimana, e i sette giorni tra il 30 agosto e il 5 settembre non fanno eccezione. Lo dicono i dati del bollettino settimanale diffuso ieri dall’Ausl: i nuovi casi nel Ravennate sono stati 309 (-3,7% rispetto ai 321 dei sette giorni precedenti), i ricoveri in Romagna al 6 settembre sono 80 (-5,9% rispetto agli 85 del 30 agosto) e in provincia ha ricevuto almeno una dose il 78% della popolazione e due il 71%. In Romagna finora l’Ausl ha sospeso 7 figure dirigenziali e 60 lavoratori del comparto.

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Col bollettino di ieri, sono stati diffusi anche i dati regionali sull’incidenza delle infezioni da Covid tra vaccinati e non vaccinati. L’incidenza giornaliera è di 0,5 contagi su 10mila tra i vaccinati e 2 tra i non vaccinati, di 0,6 ricoveri su 10mila per i vaccinati e 2,5 tra i non vaccinati e di 0,05 ricoveri in Terapia intensiva per i vaccinati e 0,16 tra i non vaccinati. La differenza palpabile tra vaccinati e non vaccinati si vede in tutte le fasce d’età. Ne abbiamo parlato con Carlo Biagetti, responsabile programma rischio infettivo dell’Ausl Romagna.

Biagetti, la differenza è netta. È ciò che vi aspettavate? "È ciò che vediamo anche nella quotidianità. I ricoverati sono in larga parte non vaccinati, e i dati della Regione mostrano che questo si registra in tutte le fasce d’età. Anche per i giovani vaccinarsi porta rischi minori".

La situazione in regione è analoga nel nostro territorio? "Sì". Dai dati della Regione emerge che comunque anche i vaccinati possono contagiarsi.

Il rischio zero non esiste? "Non può esistere. La vaccinazione è una delle misure che riducono il rischio, non è la sola né l’unica. La vaccinazione riduce l’ospedalizzazione, e in questo ha un’efficacia elevatissima. Ha una validità anche contro il contagio: un no vax ha un rischio cinque volte maggiore di trasmettere l’infezione".

Quali prospettive ci sono per l’autunno? "Un altro aspetto che emerge è che l’efficacia della vaccinazione rimane alta anche tra chi è stato vaccinato prima. Il dato meno confortante è che tutti coloro che hanno meno di 12 anni non possono vaccinarsi, e questa fascia andrà incontro a un rischio elevato con la scuola. Se continua a circolare la delta possiamo fare una stima su come andrà, se arriva una variante con caratteristiche peggiori lo scenario cambia. In ogni caso avremo aumento dei contagi, ma mi auguro non elevato come lo scorso inverno".

Com’è andata quest’estate negli ospedali? "Siamo arrivati poco sopra al livello ‘verde’ di occupazione dei letti, sono quasi bastate le Malattie infettive da sole".

Buona parte dei ricoverati sono non vaccinati. Come reagiscono? "Ci sono diverse tipologie. Ad alcuni la comunicazione sui vaccini non è arrivata, come per molti stranieri. Una buona parte ti dice che aspettava l’autunno, che è la cosa più sbagliata. Altri invece sono proprio no vax e restano nella loro posizione intransigente anche attaccati al respiratore".

Si pentono? "Le prime due categorie sì. Nella terza c’è chi insiste a negare".