Un muro esterno della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo presenta alcune crepe. L’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, contattata dal Carlino, conferma di essere a conoscenza della situazione e di aver avviato le procedure per approfondirla (in assenza di conferme ufficiale sul ’quando’ tali crepe sono state notate, è verosimile credere che si tratti di qualche settimana fa). Alcune fotografie dell’edificio che si trova in via di Roma - realizzata tra la fine del V e l’inizio del VI secolo d.C. dal sovrano goto Teoderico (493-526) accanto al suo palazzo, come cappella palatina legata al culto ariano - circolano già sui social, dove gli utenti si dicono preoccupati per l’inaspettata novità. L’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia ci tiene a tranquillizzare i ravennati (e non solo). "Siamo a conoscenza situazione – fanno sapere da piazza dell’Arcivescovado –. La nostra intenzione è quella, vista la natura dell’immobile, di trovare un’azienda specializzata in interventi di manutenzione e recupero". Non si tratterà, logicamente, di un lavoro per tutti; serve il personale adatto, in grado di riparare la crepe, consapevole dell’importanza della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Impossibile, al momento, dire quando l’Arcidiocesi avrà un quadro definitivo, così da poter definire in maniera precisa sia i tempi dell’intervento che quanti soldi richiederà. Non risultano, rispondono sempre dall’Arcidiocesi, "altre situazioni analoghe" che interessano la preziosa Basilica cittadina. "Interverremo – sono le parole rassicuranti che arrivano da piazza dell’Arcivescovado –. Si tratta di una situazione in continuo divenire". Situazione, si ribadisce, "che va monitorata, cosa che stiamo facendo".
All’interno della Basilica si ritrova uno dei cicli in mosaico d’età paleocristiana e tardoantica più famosi al mondo. Una straordinaria decorazione in mosaici percorre tutta la navata centrale. Un capolavoro, si legge nel sito di Ravenna dedicato al turismo, ’di immenso valore che, dal punto vista stilistico, iconografico e ideologico, consente di seguire l’evoluzione del mosaico bizantino dal periodo teodericiano fino a quello bizantino’. Le 26 scene cristologiche, risalenti appunto al periodo di Teoderico, rappresentano infatti il più grande ciclo monumentale del Nuovo Testamento e, fra quelli realizzati a mosaico, il più antico giunto fino a noi. Questo il quadro, necessario per capire di cosa stiamo parlando. L’Arcidiocesi deciderà come intervenire in accordo con la Soprintendenza.