Ravenna, muore a 68 anni per il morbo di Creutzfeldt-Jakob

Autopsia in corso, si pensa a una variante umana della mucca pazza

Rita Mazzotti

Rita Mazzotti

Ravenna, 19 ottobre 2017 - Si è spenta in soli sei mesi. Questa era l’aspettativa di vita che i medici le avevano dato. Purtroppo non si erano sbagliati. Vittima di una rara malattia neurodegenerativa che conduce a una forma di demenza progressiva fatale. E in queste ore, al vaglio del laboratorio specializzato dell’ospedale Bellaria di Bologna, ci sono le cause di questo decesso, un sospetto caso del morbo di Creutzfeldt-Jakob. Non nella forma più nota ma in quella di ‘variante’, cioè ‘una malattia non convenzionale da prioni’. Malattia che rientra fra le ‘encefalopatie spongiformi’, ed è più comunemente nota come ‘morbo della mucca pazza’, diffusosi a partire dagli anni Novanta negli allevamenti di bovini. Ad accomunare la variante umana con quella animale sarebbero appunto i ‘prioni’, vale a dire le particelle infettive di natura proteica. 

Nessun allarme, è bene precisare. Il periodo di incubazione può essere molto lungo – sull’ordine di parecchi anni – e può essere legato all’assunzione di carne infetta, ma anche trasmesso attraverso materiale sanitario infetto, negli ospedali nonché negli studi dentistici. I funerali della donna, Rita Mazzotti, 68 anni, di San Pietro in Trento, si sono tenuti ieri pomeriggio.

L’autopsia è in corso e, attraverso il prelievo di tessuto cerebrale, servirà a offrire riscontro alla prima diagnosi che gli specialisti del Bellaria avevano già ipotizzato lo scorso giugno, valutando come ‘probabile’ la patologia cui era affetta la donna, in ragione dei sintomi che manifestava. La figlia Lara ne ha seguito passo dopo passo il calvario. Nessuna speranza, le avevano detto i medici. Questa rara malattia è incurabile e avrebbe portato a un rapido decadimento fisico e neurologico. Così è stato. 

A lasciarle un po’ di amaro in bocca, tuttavia, è stato il percorso sanitario ricevuto da parte delle strutture sanitarie romagnole, pubbliche e convenzionate, nelle quali è stata ricoverata e in cui ha trascorso periodi di degenza. Nessuna intenzione di sporgere denunce, tanto meno di agitare lo spettro della malasanità. L’impressione che ha ricavato è piuttosto quella dell’assenza di un protocollo specifico per la gestione di questa patologia, tanto è rara, e ha faticato anche a dimostrare i requisiti per ottenere permessi di assenza dal posto di lavoro previsti in casi particolari. «Mia madre – racconta la figlia – è stata inserita in un percorso alla stregua di una donna anziana, da indirizzare a una qualsiasi lungodegenza. In realtà aveva 68 anni, fino a pochi mesi prima guidava l’auto ed era in grado di fare tutto. Il percorso sanitario cui è stata avviata non era ben definito, io stessa dovevo chiedere al personale dei vari presidi di contattare gli specialisti del Bellaria – da cui invece ho ricevuto grande aiuto e disponibilità – perché fossero indirizzati su ciò che andava fatto». 

Dopo un ricovero iniziale a Forlì, la signora Mazzotti ha trascorso periodi di degenza a Ravenna – in ospedale e cliniche private –, intervallati anche da un ricovero al pronto soccorso per una polmonite, dovuta verosimilmente all’abbassamento delle difese immunitarie, mentre gli ultimi giorni di vita li ha trascorsi all’ospedale di Cervia, dove si è spenta sabato scorso e ha smesso di soffrire. Ora gli specialisti stanno studiando le cause del decesso.