Crollo ponte Ravenna, sequestri e nuovi indagati

Sono una decina le persone chiamate a rispondere di omicidio e disastro colposo

Crollo ponte Ravenna, sequestri e nuovi indagati (foto Corelli)

Crollo ponte Ravenna, sequestri e nuovi indagati (foto Corelli)

Ravenna, 17 novembre 2018 – Perquisizioni con sequestro di materiale, sia cartaceo che informatico. Ma anche altri sopralluoghi e soprattutto nuovi avvisi di garanzia. Ci sono diverse novità sull’inchiesta scattata dopo il crollo parziale della diga sul fiume Ronco nei pressi di San Bartolo datato 25 ottobre scorso.

Nuovi scenari investigativi che hanno investito principalmente due studi di progettazione, uno di Milano e l’altro di Cesena, per un totale di persone a che a questo punto risultano indagate a piede libero pari a una decina. Una cifra indicativa che rende conto di due aspetti: da un lato il fatto che si trovi in una fase molto preliminare dell’indagine; dall’altro che sulla base degli elementi che via via stanno emergendo, gli inquirenti come atto dovuto iscrivono a ondate successive i nuovi nomi sul fascicolo aperto per disastro colposo e per l’omicidio colposo in cooperazione del tecnico 52enne della protezione civile Danilo Zavatta di Savio, inghiottito verso le 15 dalle macerie durante il crollo della prima campata del ponte proprio mentre stava compiendo un sopralluogo alla struttura per via di alcune lamentate anomalie.

Un atto formale che ha dato la possibilità ai diretti interessati di inserirsi, attraverso consulenti di fiducia, nell’accertamento tecnico irripetibile già disposto dai pm titolari Alessandro Mancini e Lucrezia Ciriello. La scelta della procura per dissipare ogni dubbio sulla dinamica del crollo, è ricaduta su due ingegneri, entrambi professori all’università di Parma: si tratta di Andrea Segalini e di Paolo Mignosa. Per le operazioni, partite a inizio mese, i due si sono presi almeno 90 giorni di tempo. Del resto è molto ampio il quesito con il quale si stanno cimentando: dalla loro disamina, dovranno emergere sia l’esatta progressione del crollo che ogni altro elemento utile a capire come mai il primo pilone abbia improvvisamente ceduto, qualità dei materiali compresa.

Ed è a questo punto che si giunge al profilo degli indagati. Quello dei primi quattro coincideva sostanzialmente con le ditte che si erano occupate dei lavori: la legale rappresentante, una cesenate, dell’omonima società di Bertinoro che aveva eseguito gli scavi; il legale rappresentate e il direttore lavori, entrambi forlivesi, della ditta di Forlì committente lavori. E poi un geometra umbro. 

I nuovi sviluppi investigativi, che potrebbero essere frutto del contenuto di quanto figura tra il materiale sequestrato, a questo punto abbracciano molti – se non tutti – i nomi che avevano avuto a che fare con l’opera crollata. Naturalmente non è detto che per ciascuno di loro la procura giunga a isolare eventuali profili di responsabilità al netto dei risultati di tutti gli accertamenti delegati. In ogni modo, altre verifiche ancora potrebbero toccare sia aspetti giuslavoristici legati agli incarichi del defunto e alla ragione della sua presenza nell’area crollata che l’iter burocratico di assegnazione degli appalti.

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