Da un controllo amministrativo effettuato dagli agenti della questura di Ravenna in un hotel della riviera sono scattati gli arresti per due cugini di origine albanese.
Ventisette anni lui, trenta lei, i cugini nel momento del sopralluogo stavano alloggiando nell’albergo della zia ma senza essere in possesso del permesso di soggiorno, anzi con un ordine di allontamento e divieto di reingresso in Italia della durata di tre anni notificato loro nel settembre del 2023. Del divieto però entrambi, ieri mattina in tribunale a Ravenna davanti al giudice Michele Spina e al vice procuratore onorario Marianna Piccoli (pm titolare Marilù Gattelli), hanno detto in buona sostanza di non essere a conoscenza e di non aver ricevuto alcuna notifica del provvedimento a loro carico. I due cugini, il primo difeso d’ufficio dall’avvocato Guido Pirazzoli, e la seconda difesa dall’avvocato Giovanni Baracca ieri sostituito in aula dalla collega Sandra Vannucci, hanno spiegato al giudice la loro posizione. Erano convinti in buona sostanza di poter restare in Italia e, proprio per questo, erano arrivati e tornati nel loro Paese almeno tre volte tra la scorsa primavera e l’estate. In particolare, i due in precedenza aveva fatto domanda di asilo politico, domanda che era stata però rigettata e a cui era seguito un ordine di allontanamento e divieto di reingresso nel nostro Paese. A quel rigetto, però, i cugini non si sono mai appellati e dunque fino a nuovo ordine non possono restare in Italia.
Il vice procuratore onorario Marianna Piccoli ha chiesto la convalida dell’arresto perché legittimamente eseguito in quanto i due ragazzi sono risultati essere irregolari sul territorio italiano e come misura ha chiesto il divieto di dimora nella provincia di Ravenna. Le difese hanno chiesto al giudice di non applicare misure, anche considerando la incensuratezza dei due. E così è stato, visto che il giudice ha convalidato l’arresto ma non ha applicato misure.
Il processo è stato rinviato a metà ottobre.