"Da donna mi sentivo sempre sotto esame"

Noemi Piolanti, una vita in Comune: ne è entrata come impiegata uscendone come dirigente. "Il potere? È ancora in mano agli uomini"

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di Carlo Raggi

Oltre 40 anni su fronti complessi, la politica, l’impegno da amministratore e quello professionale nel settore pubblico, il Comune. Noemi Piolanti è un po’ l’emblema di come, nel secolo scorso, si sviluppasse il ‘cursus honorum’ di un politico, di un amministratore, a partire dalla gavetta. "Non è stato facile, ancor più perché donna, ma è stata una splendida avventura". Laureata in lettere moderne, iscritta al Pci nel ’75, Piolanti è entrata in Comune come impiegata all’anagrafe, ne è uscita come dirigente, capo di gabinetto di quattro sindaci e capo area; parallelamente ha svolto tre mandati come assessore provinciale al bilancio, alla scuola, allo sport, ai lavori pubblici.

Cominciamo dal suo grande amore per il mare!

"Mi piace osservarlo, assaporarlo, il mare è cambiamento continuo, come la vita. Mi dà forza. Per questo non sono mai andata via da Punta Marina. Qui i miei genitori, Gino e Lina, sono arrivati, dal Forlivese, nel ’48, qui sono nata due anni dopo, nel cortile c’era la duna, davanti, il mare. A due passi c’era la famiglia Bissi, col loro figlio Claudio sono cresciuta e poi ci siamo sposati".

Punta Marina all’epoca stava appena nascendo.

"Infatti i miei genitori si trasferirono qui perché c’erano sviluppo e lavoro. Il babbo cominciò facendo il pescatore, qualche mattina all’alba andavo anch’io in spiaggia, avrò avuto cinque anni, lui metteva giù le nasse per pescare le seppie e io ero affascinata…Non c’erano molte abitazioni, si può dire che Punta Marina è cresciuta con me, in spiaggia c’erano qualche chiosco e dei capanni in legno".

Lei è memoria storica di questo luogo.

"Tanto che vorrei scriverci un libro assieme alla mia grande amica Serena Tondini. La base già c’è, è la tesina che scrissi per l’esame di geografia all’università: descrivevo il cambiamento economico-sociale subito dalle frazioni nel dopoguerra".

Parliamo allora dei suoi studi.

"Le elementari a Punta Marina. La nuova scuola era in costruzione e fino alla quarta le aule erano in appartamenti, con la grande stufa a legna che la bidella metteva in funzione alle 5 del mattino e i banchi in legno, neri e doppi. Non dimenticherò mai la maestra Jole Fenati, ex partigiana: ci fece conoscere la Costituzione, le regole della democrazia, ci spiegò a cosa serviva lo sciopero. Poi le medie a Marina, quindi ragioneria".

Furono i genitori a indicare il Ginanni?

"Sì, perché appena diplomati si trovava lavoro. Ricordo la felicità negli occhi del babbo, che nel frattempo era diventato camionista, quando gli comunicai che mi ero diplomata: per lui era il momento del riscatto sociale, lui che mi aveva sempre spronato a conoscere, studiare, apprezzare la scuola e poi i valori, onestà, rispetto, ascolto, impegno, libertà, dignità!"

Il primo lavoro?

"Dopo il diploma rifiutai varie offerte da aziende, per inciso nessuna dalle banche che allora ancora preferivano gli uomini, perché decisi di iscrivermi all’università, lettere moderne. Sognavo ingegneria, ma avrei dovuto trasferirmi a Bologna. Nel settembre del ’71 entrai a far parte della squadra di rilevatori del censimento, poi nel ’72 vinsi il concorso per impiegata all’anagrafe, gli uffici erano al primo piano di palazzo Merlato".

Era il periodo in cui si passò alla meccanizzazione del servizio…

"Esatto, dalle schede manuali alle tastiere e così le lunghe code agli sportelli diminuirono. Ricorda chi era il caposervizio? Il grande Gaetano Ravaldini, fondamentale per arricchire la mia cultura e far sviluppare l’amore per il teatro. All’Anagrafe ho coperto tutti i servizi, un bel modo per accrescere la propria esperienza. Di lì ho iniziato il percorso professionale in vari settori del Comune: capo ufficio, capo reparto, dirigente e capo area". Nel frattempo lei continuava gli studi universitari…

"E iniziavo anche l’attività politica, dopo le esperienze nel Movimento studentesco. Nel ’73 il Pci di Punta Marina mi chiamò al congresso a parlare dei decreti delegati nella scuola, nel ’75 mi iscrissi al partito, poi negli anni 80 entrai nella segreteria provinciale dopo essere stata segretario alla sezione di Punta Marina. Appena laureata cambiai ufficio: nel ’74 il vicesindaco Angelini mi chiamò infatti nella sua segreteria".

Un fronte che poi l’ha vista al top per molti anni.

"Quando Angelini divenne sindaco io diventai capo di gabinetto, un incarico che ricoprii anche con i sindaci successivi, Dragoni, Miserocchi e per un po’ anche D’Attorre. Poi passai al ruolo di dirigente e quindi capo area, responsabile dei servizi Sport, Accademia, Verdi e Rapporti internazionali e come tale ho collaborato con i sindaci Mercatali e Matteucci".

Per l’Accademia era già iniziato il percorso per la statizzazione?

"Oh sì, da tempo, e nel 2001 riuscimmo a organizzare la conferenza nazionale degli istituti pareggiati e aprire un tavolo al Ministero. Fu l’avvio del proficuo lavoro che pochi mesi fa è giunto al traguardo".

Sul fronte dello sport, in quel periodo assessore era Sefi Idem.

"Bellissima avventura la nostra. Mi trovai d’accordo con la sua visione dello sport partecipato, l’esperienza sportiva tradotta in azione politica, lo sport come valore, stile di vita, salute, educazione, senso civico. Fu allora che ebbi l’intuizione dello sport come veicolo promozionale per la città attraverso i grandi eventi".

Di qui le tappe del Giro d’Italia, i mondiali di Beach Soccer?

"Esattamente. Nel 2005 riportammo il Giro a Ravenna dopo oltre 30 anni. E ci rimase tre giorni, arrivo, riposo, partenza. Per la città fu una grande vetrina. E poi ancora una tappa nel 2011. Nel mezzo, era assessore Pericle Stoppa, gli europei e i mondiali di Beach Soccer a Marina con le tv di mezzo mondo a riprendere e poi i campionati di nuoto e atletica. La maratona di Ravenna cominciò allora a crescere!"

Un passo indietro, torniamo all’attività politica.

"Nell’88 venni eletta in consiglio provinciale per il Pci. Sono stata rieletta altre due volte e ho sempre avuto l’incarico di assessore: bilancio, patrimonio e scuola nei tre mandati, nei primi due anche lavori pubblici".

Ricordo che la Provincia negli anni 90 fu la prima a costruire le rotonde!

"La prima fu quella di bivio Cortina, a Russi. Avevamo un grande ingegnere, Sangiorgi: espressi perplessità sull’enorme diametro dell’opera e lui mi zittì: ‘sappia che più grandi sono, più sono sicure e più snelliscono il traffico’. Fu allora che prese piede la cultura della manutenzione delle infrastrutture con programmi annuali di revisione. E poi mi piace ricordare l’apertura dell’Istituto Perdisa, la sede dell’Artistico in via Tombesi dall’Ova, l’ampliamento dello Scientifico, il palazzo dei Congressi in Largo Firenze".

Col 2001 si conclusero i mandati in Provincia.

"E nel 2011 terminò anche l’impegno professionale. Poi mi sono dedicata al ‘volontariato politico’. Ad esempio ho rimesso in piedi, e ne sono stato presidente per anni, la biblioteca sportiva ‘Gino Strocchi’ fra le più importanti in Italia, con la nuova sede a Marina; e fino al 2021 sono stata delegata del Coni".

Come donna ha mai incontrato ostacoli?

"Mi sentivo sotto esame ogni mattina, il potere è ancora in mano maschile! Ma mi sono sempre ricavata il mio spazio, con un esclusivo obiettivo: il bene della collettività. Nessuno ha cercato di ostacolarmi. E devo ringraziare i suoceri, mio marito Claudio, mia figlia Lara, senza condivisione delle scelte sarebbe stato impossibile! E ne è valsa la pena".