Daini pineta Classe, scritte contro i cacciatori. "Gli animalisti condannati a pulire"

La soluzione auspicata dal giudice per gli animalisti del blitz. Intanto la Regione vorrebbe abbatterne 90

Scritte contro i cacciatori

Scritte contro i cacciatori

Ravenna, 9 gennaio 2019 - Una contesa davvero aspra quella per la sopravvivenza dei daini nella pineta di Classe. Correva l’anno 2015 e in cinque, provenienti da varie province d’Italia, avevano imbrattato con scritte ingiuriose due abitazioni di cacciatori e danneggiato una casetta dell’Atc, l’ambito territoriale di caccia. Ieri mattina tutti e cinque gli animalisti alla sbarra, attraverso i loro legali (Francesco Damiani e Lara Piva) hanno chiesto di potere risarcire il danno – in totale qualche migliaio di euro – per potere essere così messi alla prova con un lavoro di pubblica utilità in modo tale da estinguere il reato. Vorrebbero farlo in strutture come canili o gattili. Ma la soluzione auspicata in aula dal giudice Cecilia Calandra, nella città di Dante non può che fare pensare a un concetto nitido: la legge del contrappasso. In questo caso, fare volontariato per associazioni che si occupano di ripulire gli imbrattamenti.

Chissà. Nel frattempo udienza rinviata a metà luglio per capire due cose: se gli imputati avranno risarcito le parti civili (avvocato Carlo Benini), condizione fondamentale per ottenere il via libera alla messa alla prova. E se avranno seguito il consiglio, diciamo dantesco, del tribunale.

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Intano i daini nella pineta di Classe sono cresciuti di numero se è vero che dai 60 esemplari previsti da abbattere nel novembre del 2014, si è passati ai 90 di questi ultimi mesi. Però il piano per la riduzione della specie presente nella pineta di Classe e nelle zone limitrofe, è sempre bloccato. 

La Regione ha inserito questa specie tra quelle cacciabili, demandando all’Atc (Ambito territoriale di caccia) la decisione operativa su come intervenire. Ma dall’Atc hanno provveduto a spiegare a Bologna che non c’è nessuna intenzione di ripetere l’esperienza dell’inverno a cavallo tra il 2014 e il 2015 quando la decisione di abbattere un certo numero di capi si trasformò in una battaglia con gli animalisti, con altane abbattute, zuffe e denunce.