Daniela Poggiali, è iniziato l'appello ter. L'infermiera assente in aula

Il processo all'infermiera, per l'omicidio di una sua paziente, è stato rinviato a settembre e forse verrà riunito con quello relativo alla morte di un altro uomo

Daniela Poggiali (FotoSchicchi)

Daniela Poggiali (FotoSchicchi)

Ravenna, 29 giugno 2021 - Davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bologna, in mattinata è partito l’appello-ter contro Daniela Poggiali, la 48enne ex infermiera imputata per l'omicidio di una sua paziente, la 78enne Rosa Calderoni di Russi, con una iniezione di potassio a poche ore dal ricovero l’8 aprile del 2014 all’ospedale ’Umberto I’ di Lugo. Il giudice Donatella Di Fiore, presidente di sezione (la II), ha deciso di astenersi in seguito alla richiesta di ricusazione, peraltro respinta dalla Corte d’Appello, presentata dai legali della difesa per avere scritto in passato le motivazioni della conferma in appello di una condanna a carico della Poggiali per vari furti in corsia.

Aggiornamento Daniela Poggiali assolta il 25 ottobre

Al suo posto è subentrato il giudice Stefano Valenti il quale, dopo chiesto alle parti di confrontarsi su questioni preliminari relative a eventuali rinnovazioni dell’istruttoria, ha rinviato tutto a metà settembre anche aprendo la strada all’ipotesi di riunificare questo fascicolo con quello relativo alla morte di un altro paziente, il 94enne Massimo Montanari di Conselice in passato datore di lavoro del compagno della 48enne e deceduto il 12 marzo 2014 sempre all’ospedale di Lugo la notte prima delle annunciate dimissioni: in questo caso in primo grado a metà dicembre scorso, al termine del rito abbreviato Daniela Poggiali era stata condanna a 30 anni di reclusione e, alla vigilia di Natale, era finita in custodia cautelare in carcere (misura di recente confermata in Cassazione), dove tutt’ora si trova.

Per il decesso Calderoni, in primo grado l’imputata, oggi non presente in aula per sua scelta, era stata condannata dalla corte d’assise di Ravenna all’ergastolo: in due successivi appelli era stata assolta, - e al termine del primo scarcerata dopo 1.003 giorni di cella - ma con entrambe le sentenze sconfessate da altrettante decisioni della Suprema Corte. Dei familiari della defunta, era presente il figlio.