Daniela Poggiali assolta: "Mancano le prove"

Il giudice: "Il decesso di Montanari per causa naturale resta l’alternativa più plausibile". La testimonianza della collega "un ricordo erroneo"

Daniela Poggiali

Daniela Poggiali

Ravenna, 27 gennaio 2022 - Le parole della collega, al centro della testimonianza chiave, con la descrizione l'insistenza di Daniela Poggiali, quella notte, per occuparsi di quel paziente morto di lì a poco, sono frutto di un "erroneo ricordo". Non è provato, poi, che avesse praticato "una iniezione non prescritta né giustificata". A proposito delle minacce, "così risalenti e non oggetto di formale querela", pronunciate cinque anni prima alla segretaria del paziente al tempo datore di lavoro del compagno, "non dimostrano che l'imputata vi diede seguito".

Infine, il "dato statistico" sulle morti in corsia "pur sfavorevole alla posizione dell'imputata, non è in grado di integrare la carenza probatoria". Sono questi i passaggi principali delle motivazioni, appena depositate, della sentenza con la quale la Corte d'Assise d'Appello di Bologna, presieduta dal giudice Stefano Valenti, il 25 ottobre scorso aveva assolto, disponendone la liberazione, l'ex infermiera dell'ospedale 'Umberto Ì di Lugo (Ravenna) Daniela Poggiali accusata di avere ucciso il paziente 95enne Massimo Montanari la notte del 12 marzo 2014, cioè alla vigilia delle annunciate dimissioni dall'ospedale, praticandogli una iniezione letale con un farmaco mai identificato (l'accusa ha ipotizzato potassio, cloruro o insulina).

E' questa una delle due sentenze di assoluzione, arrivate nello stesso giorno: il 25 ottobre la stessa Corte bolognese, nell'ambito dell'appello-ter, aveva assolto l'imputata, sempre «perché il fatto non sussiste», per l'omicidio - con iniezione di potassio - di una seconda paziente, la 78enne Rosa Calderoni deceduta l'8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero e per la quale Poggiali era stata condannata in primo grado dalla Corte d'Assise di Ravenna e assolta in due appelli sconfessati da altrettante Cassazioni. In questo caso, per il quale la Procura generale bolognese aveva chiesto la conferma della condanna come col precedente, le motivazioni non sono ancora stata depositate. 

Per quanto riguarda il decesso di Montanari, invece, il 15 dicembre 2020, in primo grado l'imputata era stata condannata dal Gup del Tribunale di Ravenna a 30 anni di reclusione. Secondo il giudice estensore Paola Passerone tuttavia, come sostenuto dalla difesa - avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera - "la causa di morte naturale nel caso di Massimo Montanari, resta l'alternativa più plausibile e verosimile".