Potassio killer: cinque ore di acceso confronto in aula tra consulenti

Processo d’appello per l’ex infermiera accusata di avere ucciso una paziente: consulenti arroccati nelle proprie posizioni Udienza aggiornata a domattina per discussione e camera di consiglio: la sentenza è attesa per la serata

DANIELA POGGIALI Per l’ex infermiera domani il giorno della sentenza

DANIELA POGGIALI Per l’ex infermiera domani il giorno della sentenza

Ravenna, 6 luglio 2017 – Quasi cinque ore di fila. Tanto è durato oggi in aula di Corte d’Assise d’appello a Bologna il serrato confronto scientifico tra consulenti delle parti nell’ambito del processo che vede alla sbarra l’ex infermiera 45enne Daniela Poggiali, da due anni e mezzo in carcere con l’accusa di avere ucciso una sua paziente, la 78enne Rosa calderoni di Russi, all’ospedale ‘Umberto I’ di Lugo. L’imputata in primo grado a Ravenna era stata condannata all’ergastolo perché riconosciuta colpevole di avere iniettato una dose letale di potassio alla 78enne la mattina dell’8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero.

I giudici d’appello, proprio per sgombrare ogni dubbio sulle circostanze di quanto accaduto, nella primavera scorsa, dopo una breve camera di consiglio, avevano disposto una perizia medico-legale i cui risultati sono stati depositati venerdì scorso: dalle circa settanta pagine, è emerso in buona sostanza che dalle due autopsie eseguite (una amministrativa e una giudiziaria), dalle valutazioni cliniche e dagli esami di laboratorio, non è possibile affermare che la 78enne sia morta per «causa patologica naturale a insorgenza acuta», vedi certe malattie del cuore. Ma è anche vero che il quadro clinico della paziente è «solo in parte compatibile» con una somministrazione di potassio «a livelli letali». E che l’applicazione dell’innovativo metodo ribattezzato ‘Tagliaro’, dal nome del consulente della Procura ravennate che lo ha usato per il calcolo del potassio atteso al momento della morte della 78enne (56 ore prima del prelievo di campioni di umor vitreo dai suoi bulbi oculari), «non trova analoghe applicazioni in letteratura, per quanto di nostra conoscenza», hanno scritto i periti incaricati dalla Corte bolognese.

Ed è su questi punti che i consulenti di Procura Generale e difesa – in aula ce n’erano tre per parte – si sono confrontati talvolta in maniera accesa, rimanendo alla fine tutti arroccati sostanzialmente sulle proprie posizioni. L’udienza è stata aggiornata a domattina per la discussione; la camera di consiglio è attesa per il primo pomeriggio: da questa dovrebbe poi uscire la sentenza. L’imputata, in custodia cautelare dall’ottobre 2014, da mesi si trova nel carcere di Bologna dopo un periodo iniziale in quello di Forlì. Come tutte le altre volte, era presente all’udienza.