FRANCO GABICI
Cronaca

Dante, 160 anni fa il grande ritorno. Il ritrovamento fortunoso delle ossa

Accadde il 27 maggio 1865 e in città si pensò a un monumento grandioso con una gradinata circolare di cento gradini, tanti quanti sono i canti della Divina Commedia. Ma non se ne fece nulla.

Nel memorabile discorso ’Romagna Garibaldina’ che Manara Valgimigli tenne nel nostro teatro Mariani il 7 agosto 1949, l’illustre grecista così concludeva: "Amici miei di Ravenna e di Romagna, due fatti io non sono mai riuscito a dissociare tra loro e a non congiungerli insieme, egualmente straordinari e miracolosi: l’uno, il trafugamento e la salvazione di Garibaldi, e l’altro, il ritrovamento delle ossa di Dante".

E proprio quest’anno, il prossimo 27 maggio, cadranno i centosessant’anni di quel fortunoso ritrovamento grazie al quale Ravenna è famosa nel mondo per essere la gelosa custode di quel ’sacro deposito’. Il ritrovamento delle ossa di Dante dette vita nel corso del tempo a diverse manifestazioni. Si pensò subito a erigere a Dante un monumento degno della sua fama e, "infiammato di zelo", l’“artista meccanico” ravennate Luigi Falchetti, propose un suo progetto che avrebbe dovuto superare tutti i monumenti del mondo, comprese le famose “sette meraviglie”. Il monumento prevedeva una gradinata circolare composta da cento gradini, tanti quanti sono i canti della Divina Commedia, che culminava su un gran basamento anch’esso circolare sul quale erigere cento colonne e su ogni colonna doveva essere inciso un canto della Commedia. Il tutto doveva essere coperto da una cupola sotto la quale sistemare una statua gigantesca di Dante sopra un grandioso piedestallo. Secondo il Falchetti un progetto del genere avrebbe richiesto almeno tre anni di lavoro e soprattutto "molte spese".

L’idea covò sotto la cenere per alcuni anni e venne riportata alla luce venticinque anni dopo quando nel 1890 Ravenna celebrò il primo Giubileo dantesco. In quell’occasione venne anche lanciata l’idea di una sottoscrizione mondiale ma come spesso succede ai grandi progetti alla fine non se ne fece nulla. Non tutti, comunque, erano d’accordo di erigere un monumento a Dante. Giuseppe Verdi disse che non c’era bisogno "perché Dante si è innalzato da sè stesso un monumento" e dello stesso avviso fu anche Giosue Carducci secondo il quale "Dante ha per monumento il mondo".

In occasione del primo centenario del ritrovamento delle ossa, nel 1965 Ravenna ricordò l’evento con una manifestazione alla quale intervenne il ministro Luigi Gui che conferì una medaglia d’argento a monsignor Giovanni Mesini per le sue benemerenze dantesche e ai presidenti del Rotary e della Dante Alighieri per aver promosso cicli di letture dantesche. Dette lustro alla manifestazione il poeta Mario Luzi che tenne il discorso ufficiale.

Franco Gàbici