Dante Alighieri, "Il ‘Dantedì’ cada il 14 settembre". Le ossa? "Non si toccano"

La scelta degli studiosi per il giorno delle celebrazioni. Il confronto Moavero-Patuelli, coordinato dal direttore del QN Michele Brambilla

Tanta gente alla sala dantesca della Classense (foto Corelli)

Tanta gente alla sala dantesca della Classense (foto Corelli)

Ravenna, 13 settembre 2019 - Primo debutto internazionale denso di significato per le celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante che cade nel 2021. Il valore dell’appuntamento è stato suggellato, non a caso, dalla scelta del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Ernesto Giuseppe Alfieri, di ospitare l’incontro ‘Per tutta Europa’ e ‘Dantedì’ nel refettorio della Biblioteca Classense che fu intitolato ‘Sala Dantesca’ nel 1920 dall’allora ministro Benedetto Croce, in occasione dell’apertura delle celebrazioni del sesto centenario dalla morte del Poeta.

Da sinistra Enzo Moavero Milanesi, Michele Brambilla e Antonio Patuelli (Foto Corelli)
Da sinistra Enzo Moavero Milanesi, Michele Brambilla e Antonio Patuelli (Foto Corelli)

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Cento anni dopo, stesso luogo, il tre volte ministro Enzo Moavero Milanesi, il presidente dell’Abi e del Gruppo Cassa, Antonio Patuelli, il direttore del QN Michele Brambilla, il sindaco Michele de Pascale, il giornalista del Corriere della sera Paolo Di Stefano, il presidente del Comitato per le celebrazioni del settimo centenario Carlo Ossola, il presidente onorario dell’Accademia della crusca Francesco Sabatini, e una nutrita schiera di studiosi di diversi Paesi, hanno proiettato Dante nel mondo. Tutti d’accordo, ad esempio, sulla data nella quale far cadere il ‘Dantedì’, il giorno dell’anno dedicato al Sommo Poeta: il 14 settembre, giorno della morte. Una speranza: l’ufficializzazione della data con un decreto del Presidente della Repubblica che, incontrando il sindaco de Pascale al Quirinale, ha assicurato la sua partecipazione alle celebrazioni dantesche.

A sostegno del Dantedì si sono già espresse numerose personalità italiane e numerosissimi organismi internazionali legati al nome del Poeta. D’altronde, hanno ricordato Moavero Milanesi e Patuelli rispondendo alle domande del direttore Brambilla, Dante ha sempre avuto una visione geografica ampia, europea, perché quelli erano i confini che si conoscevano all’epoca.

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«Una visione – ricorda Moavero – che si basava sul diritto romano, che ha accompagnato per secoli la vita delle popolazioni, e sulla pace come risultato dell’autonomia concessa ai territori conquistati». Settecento anni dopo possiamo riconoscere 70 anni di pace dal termine della seconda guerra mondiale e un Diritto Europeo c’è, non è internazionale perché le norme possono essere applicate dai giudici nazionali.

Da qui l'auspicio di Patuelli che si dia vita «a una Costituzione europea e a leggi uguali in tutti i Paesi Ue. Oggi, ad esempio, in materia finanziaria ci sono la normativa italiana, quella austriaca, quella francese e via dicendo». E per chiudere, da Patuelli un messaggio un messaggio a Firenze: «Dante è morto a Ravenna da esule, risiedeva qui da vivo, liberamente, ha fatto cultura, compiuto missioni diplomatiche per Ravenna ed è stato sepolto nella sua parrocchia. Le sue non sono reliquie di un santo, ma ossa di un uomo, di un laico e non ricadono sotto il diritto ecclesiastico. Noi ci occupiamo dei suoi ideali, non delle sue ossa che stanno dove sono state tanti anni. Quindi, è corretta la scelta di dire no alla richiesta dei fiorentini».