Danza e punk fusi "E finalmente dal vivo"

Oggi e domani ’Canto primo: miasma - arsura’. Al Rasi si incontrano il gruppo nanou e gli Ovo

Migration

Per la prima volta dal vivo la danza contemporanea del gruppo nanou si incrocia con la musica punk-elettronica degli Ovo, in ‘Canto primo: miasma – arsura’ in scena al teatro Rasi di Ravenna oggi e domani alle 21. Lo spettacolo, che chiude la ‘Stagione dei teatri’, fa parte della rassegna ‘Fèsta’ di E-Production e di Ravenna Teatro, oltre a essere inserito nel programma di ‘ToDay ToDance’ di Cantieri Danza. A parlarne è il coreografo Marco Valerio Amico, fondatore del gruppo nanou con la danzatrice Rhuena Bracci.

Amico, come è nata la collaborazione con gli Ovo?

"Da anni Rhuena e io seguiamo il lavoro di Bruno Dorella e Stefania Pedretti. Ci siamo spesso incrociati, dimostrandoci stima reciproca. Il primo incontro risale al 2013 quando sono venuti a vedere un nostro spettacolo, ma non siamo mai riusciti a trovare l’occasione di costruire qualcosa insieme. Poi la pandemia ha sparigliato le carte…"

Cos’è successo durante il lockdown?

"Il mondo si è fermato, le tournée e tutti gli impegni programmati. Così, essendo anche vicini di casa, abbiamo finalmente trovato il tempo di confrontarci e di fare il punto sui nostri rispettivi percorsi. Finché ci siamo messi in sala prove. Loro erano al nono album ‘Miasma’, mentre noi stavamo lavorando a un assolo con Rhuena che conteneva anche suggestioni dantesche".

In ‘Primo Canto’ si fondono così due realtà artistiche…

"Sì, ed è stato realizzato per la prima volta nel 2021 in versione live streaming per ‘Transmissions Waves’ a cura di Bronson Produzioni. Ma ora ci misuriamo finalmente con il palcoscenico dal vivo".

Il vostro lavoro ‘Arsura’ nasce proprio da una riflessione che stavate facendo negli ultimi anni sulle caratteristiche dello spettacolo dal vivo, giusto?

"Sì, ci premeva fare chiarezza sugli elementi che più lo caratterizzano al di là dell’Hic et Nunc (qui e ora, ndr). Lo spettacolo che proponiamo insieme agli OvO ne è un perfetto esempio perché non sarebbe egualmente ripetibile fuori da un palcoscenico dal vivo. Le loro vibrazioni sonore hanno un peso diverso se ascoltate in cuffia. E lo stesso vale per il lavoro di Rhuena, fatto con luci e immagini che non riescono a essere riprodotti dalla fotografia".

Rhuena si muove sola in uno spazio enorme…

"Sì, è un corpo solitario nello spazio visto come un campo lungo, nulla a che vedere con i primi piani e i dettagli che si prediligono a monitor. Il suo perdersi verso l’infinito è anche una riflessione verso la complessità".

Com’è andare in scena nel rinnovato teatro Rasi?

"Ci sentiamo a casa, visto è il posto in cui è nato lo spettacolo. Il nuovo assetto permette una percezione corretta del lavoro".

Roberta Bezzi