
"Deposito di fanghi dietro le nostre case. L’odore è insopportabile"
"Per quanto ancora dovremo convivere con questa tortura?". Sono ormai alla disperazione i cittadini di via Deruta e via Manzuta, che da alcuni giorni sono tornati ad avere a che fare con i miasmi dei fanghi alluvionali accumulati qui, come accadeva nei giorni immediatamente successivi al disastro di maggio. Si tratta del fango secco che arriva dalle aree private e pubbliche. "Non abbiamo idea della provenienza di quella terra – spiega Daniele Saragoni, residente della zona – sappiamo solo che i camion continuano a scaricarla, e che l’odore è ormai insopportabile. Comprendiamo che a maggio la città si trovasse in una situazione di emergenza, ma ci domandiamo se passata la metà di novembre non fosse possibile trovare soluzioni meno impattanti sulla qualità della vita delle persone".
Alla richiesta di spiegazioni, i cittadini hanno avuto risposte piuttosto sibilline: "ci è stato detto che in futuro quelle tonnellate di materiale verranno portate via e stoccate altrove, ma non sappiamo se e quando". La terra accumulata qui si è in vari punti solidificata, dando vita a vere e proprie rampe che hanno modificato il paesaggio di questa porzione di città, la stessa colpita in maniera più diretta, quattro anni fa, da un’altra emergenza ambientale quale fu l’incendio del capannone Lotras, posto a poche decine di metri da qui, e che già allora portò alcuni cittadini a lasciare le proprie case, come poi accaduto con l’alluvione. Qui arrivarono le acque del Lamone, nella notte fra il 16 e il 17 maggio, dopo essersi fatte largo attraverso le campagne e la periferia della città, a partire dalle rotte di via Chiarini e di Formellino.
"L’alluvione invase alcune abitazioni, ma senza registrare i danni che si sono visti nelle parti di Faenza più colpite". Il peggio, da queste parti, è arrivato dopo, con l’approdo qui dei fanghi alluvionali. Si trattava di una discarica di portata minore rispetto a quella colossale che vide la luce nella zona dell’autostrada, dove erano invece accumulati i rifiuti alluvionati che i cittadini avevano deposto in strada dopo aver liberato le loro case. Una quantità di rifiuti di migliaia di tonnellate, che fu l’Esercito a portare all’autostrada, da dove poi i rifiuti furono smistati e inviati in buona parte alla discarica Tre Monti posta fra Imola e Riolo Terme. I cumuli di terra invece hanno fatto di nuovo capolino nelle vicinanze di via Deruta e via Manzuta. "Mi domando quanto ancora dobbiamo sopportare – conclude Saragoni – quando è troppo è troppo. Possibile che non ci fosse nessun’altra area in cui accumulare quei materiali?".
f.d.