Dieci nuove volontarie in forza a Sos Donna

Hanno partecipato all’ultimo corso dell’associazione impegnata per le vittime delle violenze di genere. Ora stanno svolgendo un tirocinio

Migration

Trentenni e sessantenni, lavoratrici e pensionate, arrivate qui spontaneamente o a seguito dei racconti di un’amica. Sono una decina le nuove volontarie che al termine del tirocinio di 50 ore entreranno in forza tra le fila di Sos Donna, portando così il totale delle cittadine coinvolte nell’associazione impegnata nella lotta alle violenze di genere prossimo a quota 40.

Un incremento dunque intorno al 30% per cento che nel panorama dell’associazionismo rappresenta un vero e proprio boom. Il corso, tenutosi fra ottobre e gennaio, ha spalancato una prospettiva sui risvolti della violenza di genere, sia essa fisica, emotiva o finanziaria, analizzata sotto ogni profilo, da quello legale a quello psicologico. Il tirocinio, tuttora in corso, prevede l’affiancamento delle nuove volontarie, come uditrici, nei colloqui che le operatrici di Sos Donna tengono con le donne vulnerate. Non mancano ovviamente attività collaterali, quali le raccolte viveri o il babysitting dei bambini arrivati all’associazione insieme alle madri. Cos’hanno in comune queste cittadine, oltre all’essere come da statuto rigorosamente donne? Tutte hanno già sperimentato la caduta di un’amica all’interno della spirale di una relazione tossica. "E sbaglia chi pensa che succeda solo a donne in condizioni di fragilità", racconta Livia, 44 anni, impiegata in una grande impresa del territorio, avvicinatasi all’associazione in maniera spontanea, sulla scia della propria sensibilità. "Anch’io ho avuto amiche, delle più varie estrazioni, incappate in episodi più o meno gravi. Ci accorgiamo che sta succedendo davvero a tutte, anche a chi ha ruoli dirigenziali o imprenditoriali".

Altre volontarie sono arrivate a Sos Donna attraverso i racconti di un’amica già impegnata con l’associazione, come nel caso di Roberta, 63enne, molto legata a Nicoletta Massari, operatrice scomparsa da poco cui Sos Donna ha dedicato ambienti e iniziative. "A me come a molte altre", spiega, "è capitato di vedere un’amica finire intrappolata in una relazione malata. Come succede a tutti, anch’io mi sono domandata ‘come fosse potuto accadere a lei’, ripetendomi quanto sembrasse ‘una ragazza intelligente’. Purtroppo non è semplice confidarsi con un’amica: è molto più facile con un’operatrice, all’interno di un ambiente come quello di Sos Donna. Alcune ragazze diventano fiumi in piena".

Il primo impatto con una donna vulnerata, ancorché non diretto, rappresenta per le nuove volontarie sempre una morsa emotiva. Superato questo primo scoglio, ci si rende conto di come in associazioni come questa non manchino i momenti di particolare durezza, come quello, purtroppo estremamente comune, in cui una donna decide di perdonare un uomo che già l’aveva abusata, e di tornare da lui, con conseguenze talvolta tragiche.

"L’associazione può solo dare consigli, non può ovviamente indirizzare le scelte altrui", evidenzia Livia. "Il corso cui abbiamo partecipato aiuta le volontarie anche a far fronte a momenti come quelli: il primo lavoro da compiere, per poter essere utili ad altre donne, è su se stesse".

Tutte le nuove volontarie finiscono col domandarsi se in futuro essere donne sarà meno rischioso: nonostante il martellare continuo della propaganda natalista, sempre più ragazze desiderano una vita libera ed emancipata, nella quale il pericolo di finire tra le fauci di un uomo violento appare minore. "Avendo una figlia poco meno che 30enne constato come la sensibilità di molte donne sia mutata", conclude Roberta. "Mi auguro che le situazioni che vedono le donne rischiare la propria incolumità diventino sempre più rare con l’avvicendarsi delle generazioni. Ho motivi per essere fiduciosa".

Filippo Donati